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6/29/2011 | Marco gementi
Per gli investitori europei la crisi del debito continua a pesare sulle valutazioni. A fine giugno 2011, l’indice MSCI Europe, escluso il Regno Unito, mostra un multiplo prezzo/utili a 12 mesi pari appena a 10,4, il più basso fra le principali economie avanzate di Stati Uniti, Giappone e regione Asia-Pacifico. Il dato appare contraddittorio se si considera che Germania e Francia hanno annunciato una crescita economica rispettivamente dell’1,5% e dell’1,0% nel primo trimestre rispetto al trimestre precedente, segnando un ritmo di crescita ben oltre quello di Stati Uniti e Giappone.
Tuttavia il trend positivo nei paesi del Nord Europa è, in parte, proprio legato al trend negativo dei paesi del sud Europa. Le buone aziende in paesi quali Germania, Francia e Paesi Bassi guadagnano competitività nell’export anche in virtù del fatto che le criticità presenti in altri paesi dell’eurozona impediscono un eccessivo apprezzamento dell’euro. Al contrario, la Grecia e altri paesi sono costretti ad applicare severe misure d’austerità senza poter beneficiare di nessuno dei vantaggi competitivi che deriverebbero da una moneta fortemente svalutata.
La fase di turbolenza che sta attraversando la Grecia mette in evidenza che le attuali misure di salvataggio non sono che una soluzione temporanea applicata ad un problema che in realtà richiederebbe un approccio più sistemico. Gli investitori obbligazionari fiutano l’opportunità e i rendimenti dei titoli di stato greci sono saliti a più del 16% sulle scadenze a 10 anni e a più del 27% sulle scadenze a 2 anni. L’opinione del mercato è che la Grecia deve ristrutturare il suo debito e il pricing attuale sembra in attesa di un default.
Le istituzioni invece cercano di prendere tempo. Quanto più a lungo riescono a evitare un default della Grecia, tanto più tempo ha la Spagna per mettere in ordine il suo bilancio e costruire una barriera .
L’ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento l’Europa, e il resto del mondo, è una seconda crisi del settore bancario. In Grecia, la perdita di fiducia nelle banche è già profonda: lo scorso anno sono stati ritirati dalle banche del Paese depositi per circa 30 miliardi di euro, mentre salgono le vendite dell’oro nel tentativo dei cittadini greci di proteggersi da eventuali dissesti finanziari. Se la Grecia dovesse dichiarare il fallimento, le condizioni del credito si restringerebbero in tutto il mondo, creando ulteriori ostacoli alla crescita economica. Si discute persino della forma che il fallimento della Grecia potrebbe assumere. Se l’Europa dovesse tentare una qualche forma di ristrutturazione – che tecnicamente non è un default – ciò potrebbe essere destabilizzante per il mercato dei credit default swap, poiché le perdite potrebbero non essere assicurate.
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