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Ing, l'euro può sopravvivere alla democrazia?

6/16/2011 | Marco Gementi

L'intervento di Ad Van Tiggelen, senior investment specialist di Ing Investment Management sui possibili impatti della crisi greca che potrebbero minare la sopravvivenza dell'Unione Europea


Di seguito l'intervento di Ad Van Tiggelen, senior investment specialist di Ing Investment Management sui possibili impatti della crisi greca che potrebbero minare la sopravvivenza dell'Unione Europea, in vista, anche,delle elezioni politiche che si terranno in molti paesi nel 2012 e 2013.

 

E' interessante notare come, in un momento in cui il Medio Oriente sta lottando per ottenere la democrazia, l'Eurozona stia affrontando un test storico che mette alla prova il suo stesso sistema democratico.

 

I governanti sembrano determinati a mantenere unita la famiglia dell'euro, ed è comprensibile se guardiamo ai rischi che potrebbero derivare dal punto di vista finanziario. Un fallimento incontrollato della Grecia potrebbe produrre gravi ripercussioni sull'insieme dell'Eurozona. "I governi ne sono perfettamente consapevoli, ma la distanza tra questi e i propri elettori si fa sempre più ampia", sostiene Ad van Tiggelen, Senior investment specialist di ING Investment Management.

 

Alcuni tra i maggiori paesi europei si preparano alle elezioni parlamentari per il 2012 e il 2013. Perciò, alla fine, il futuro dell'Eurozona sarà in larga parte determinato dagli elettori di questi paesi. E in un mondo finanziario sempre più complesso, dove gli elettori sanno ben poco di tematiche come lo short selling, l'esposizione cross-country o ancora il credit default swap, ci si deve chiedere: l'Euro sarà in grado di sopravvivere alla democrazia?



Se oggi si permette un fallimento (parziale) della Grecia, il rischio di una crisi di fiducia e di un contagio sono più concreti. Il debito delle nazioni più deboli dell'Eurozona potrebbe restare vittima degli speculatori e il mercato dei credit default swap (assicurazioni contro i fallimenti) potrebbe attraversare nuove difficoltà come nel caso del tracollo di Lehman nel 2008. In questo scenario le banche, le compagnie di assicurazione e i fondi pensione in tutta l'Euro zona potrebbero trovarsi ad affrontare svalutazioni pesantissime.

 

Purtroppo, la maggioranza degli elettori dell'Euro zona non comprende appieno la portata di questo possibile scenario. Nel nord Europa sta maturando un'avversione diffusa contro il sussidio del sud, dove invece cresce il malumore contro l'attuazione delle misure di austerity."Il sentimento sta decisamente prendendo il sopravvento sulla ragione. La popolazione greca, che oggi protesta contro misure di austerità fondamentali, non si rende conto che la Grecia potrebbe retrocedere a Paese del terzo mondo se si dovesse ritornare alla Dracma", osserva il Senior investment specialist di ING Investment Management.

 

La drammatica verità è che viviamo in una società che sta invecchiando e che deve, suo malgrado, inserirsi in un mondo globalizzato e competitivo. Il darwinismo razionale sta proiettando sempre più la propria ombra funesta sulla nostra comoda società del benessere.

 

Nell'Eurozona non esistono gravi problemi fiscali su larga scala. Il deficit di bilancio complessivo dell'Unione Monetaria, lo scorso anno ha raggiunto il 6%: un dato ben inferiore rispetto ai livelli toccati negli Usa e nel Regno Unito.

 

Inoltre il debito dell'Euro zona in rapporto al Pil è "solo" dell'85%, non eccessivamente preoccupante se paragonato ad altri Paesi sviluppati. Il problema è che la capacità contributiva non è condivisa in maniera efficiente tra gli stati membri. Un aspetto che dovrà essere corretto nei prossimi anni, se l'Euro zona riuscirà a sopravvivere nella sua forma attuale.

 

A proposito di questo, il 2011 potrebbe rivelarsi l'anno della verità, poiché gli elettori dovranno essere convinti della razionalità nel lungo termine delle attuali misure adottate da Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Se non comprenderanno, o non vorranno comprendere il messaggio, nei prossimi anni dovranno assumersi la responsabilità di aver votato contro le misure a sostegno dell'euro e rivolte all'austerità", prosegue Ad van Tiggelen. "Dal canto loro, i politici stanno cercando di guadagnare tempo per riuscire a comunicare efficacemente questo messaggio e per incoraggiare una vendita massiccia di asset greci. Stanno inoltre cercando di guadagnare tempo per assicurarsi che una potenziale ristrutturazione del debito, o un possibile default, si verifichino in modo controllato.

 

Tutto questo significa che la crisi dell'euro, nel prossimo futuro, costituirà ancora un fattore di rischio potenziale per gli investitori. Ed è un peccato, dato che le azioni europee hanno un buon potenziale di rendimento, soprattutto se le confrontiamo con il rendimento del Bund tedesco, che si attesta a un valore sicuro ma basso del 3%."Le società distribuiscono dividendi interessanti e hanno bilanci in salute.

 

Detto questo, l'incertezza che avvolge la crisi dell'Euro giustifica in un certo senso valutazioni azionarie più basse del normale, specialmente per le aziende più orientate ai mercati domestici", conclude Ad van Tiggelen, Senior investment specialist di ING Investment Management. 

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