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2/27/2017 | Rick Lacaille*
Il 2017 sarà un altro anno dove gli sviluppi politici avranno un impatto rilevante sul rendimento degli investimenti. Gli eventi geopolitici del 2016 hanno portato a una rivoluzione nel panorama politico internazionale. La risonanza del messaggio protezionistico di Trump e il voto sulla Brexit sono forse gli esempi più eclatanti dell’inversione del trend di globalizzazione avviato nel Dopoguerra, dato che i mancati profitti in ambito commerciale stanno diventando oggetto di un acceso dibattito politico. Nel frattempo, con la politica monetaria probabilmente vicina al limite massimo, la politica fiscale diventerà oggetto di maggiore attenzione come leva privilegiata per sostenere la modesta crescita globale.
Dati certi segnalano che il commercio internazionale e i flussi di capitale stanno ostacolando la crescita; le importazioni sono scese come quota del PIL per quattro anni consecutivi per le 20 maggiori economie mondiali. Inoltre il numero di misure protezionistiche imposte a livello mondiale nel 2016 è cinque volte maggiore di quello dello stesso periodo dell’anno precedente. Un’ampia inversione di tendenza nel commercio internazionale è quasi certamente un fattore negativo per la crescita mondiale ed è in linea con le nostre previsioni di ricavi modesti per le azioni globali. Per le imprese dell’S&P 500, il 30% dei profitti deriva da operazioni con l’estero, quindi i limiti alla crescita nei mercati esteri renderanno difficile la ripresa a partire dal trend quasi interamente negativo degli utili nel corso degli ultimi due anni.
Nel 2017 il ruolo centrale della politica monetaria nel supporto ai mercati sarà nuovamente evidente. BCE e BoJ hanno riconosciuto che tassi bassi e negativi ostacolano il risparmio e la BCE ha ammesso l’impatto negativo su prestiti e profitti delle banche. Inoltre, con l’inflazione ben al di sotto del target, ci sono ancora buone possibilità che un ulteriore allentamento di politica monetaria venga effettuato in Eurozona e Giappone nel 2017. Un rischio per gli investitori è la possibile inversione del trend lower for longer che ha supportato obbligazioni e asset class analoghe nella ricerca del rendimento.
Per un'idea di che cosa potrebbe accadere se le aspettative non venissero gestite adeguatamente, un annuncio atteso da parte della BCE sull’estensione del programma di acquisto di asset, che non si è verificato a settembre, è stato velocemente seguito da tassi più elevati a 10 anni negli Stati Uniti e in Germania e dal declino delle azioni ad alto rendimento, dei REIT (società di investimento immobiliare quotate) e, in grado minore, degli asset di tipo growth in generale. Questa dinamica si è ripresentata subito dopo le elezioni presidenziali USA, quando i rendimenti obbligazionari hanno oltrepassato le aspettative che il controllo repubblicano unificato del governo potesse aprire la strada al taglio delle tasse finanziato dal deficit e alla spesa per le infrastrutture.
Mentre viene messa in discussione la validità di una politica monetaria molto espansiva, il dibattito si è spostato sul valore dell’approccio della politica sulle tematiche che coinvolgono tassazione, spesa e, con ogni probabilità, prestiti. Anche il FMI ha avallato l’aumento della spesa governativa, dichiarando recentemente che il supporto fiscale è essenziale per generare momentum ed evitare un calo duraturo nelle aspettative sull’inflazione a medio termine. Negli USA l’elezione di Trump ha portato promesse di una spesa ulteriore in infrastrutture fino a mille miliardi di dollari. I politici del Regno Unito sembrano guardare agli investimenti in infrastrutture ed edilizia per smorzare qualsiasi disordine economico correlato alla Brexit.
E mentre i paesi dell’Eurozona sono nominalmente limitati nei loro livelli di spesa, sono stati consentiti margini di manovra aggiuntivi a paesi come Spagna e Portogallo. La politica fiscale sembra essere la chiave del prossimo futuro, ma non è ancora chiaro quanta fiducia dovranno riporre gli investitori nella spesa dei governi e quali aree del mercato subiranno l’impatto maggiore. Un cambiamento orientato alla politica fiscale può influenzare gli investitori in diversi modi. I progetti infrastrutturali sembrano complessivamente favoriti e i produttori dell’industria pesante e quelli del settore dei materiali dovrebbero beneficiarne. Tuttavia la politica fiscale produce effetti su periodi più lunghi e in modo discontinuo, e pertanto, diversamente dalla politica monetaria, potrebbe non ricevere lo stesso livello di attenzione da parte degli investitori.
L’incorporazione dei programmi fiscali nella legislazione porterà probabilmente a una pressione al rialzo sui costi di finanziamento, anche se la base di partenza è molto bassa. Complessivamente crediamo che il 2017 sarà un anno che continuerà ad essere segnato da un significativo, e a volte imprevedibile, cambiamento politico ed economico. Gli investitori dovranno posizionare al meglio il loro portafoglio in vista di opportunità e rischi futuri. Le opportunità rimangono, ma l’evoluzione dei mercati azionari e obbligazionari richiede un approccio cauto e diversificato.
*Chief investment officer globale di State Street Global Advisors
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