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C’è troppo entusiasmo in Borsa. Ecco perché

2/15/2017

Se vincesse un partito antieuropeista come il Front National di Marine Le Pen i mercati potrebbero soppesare le incertezze con una reazione negativa improvvisa stile 1987


È giustificato l’entusiasmo sulle Borse mostrato a inizio anno? Forse, no. Secondo alcuni investitori il 2017 potrà avere un andamento ancora più complicato del precedente. “È possibile che qualche altro evento politico inatteso, dopo Brexit e l'elezione di Donald Trump, venga favorito da quello scontro che si sta profilando in molti Paesi occidentali da ormai qualche anno: lo scontro tra capitale e lavoro” spiega Alessandro Picchioni (nella foto), presidente e direttore investimenti di WoodPecker Capital.

“I rialzi dei mercati azionari dal 2009 poggiano largamente sull'idea del mercato globale e sulla ricerca di un aumento della produttività che passi dall'applicazione della tecnologia e soprattutto da una ricerca spasmodica di riduzione dei costi da parte delle imprese. Nel tempo questo processo ha portato a un miglioramento delle condizioni di vita in molti paesi del mondo in cui solo 30 anni fa si viveva con 5 dollari al mese. Al tempo stesso, però, si è assistito a uno sgretolamento del benessere accumulato da gran parte delle classi medie dei Paesi dell'Occidente. A volte, in alcuni specifici casi, con vere e proprie mortificazioni delle conquiste dei lavoratori degli ultimi 40 anni” aggiunge Picchioni.

Questo squilibrio, secondo l’esperto, porta nel tempo al risentimento di vaste fasce di popolazione che, con una minor ricchezza disponibile e senza una precisa visione del futuro, non spendono, inceppando i meccanismi di ogni ripresa economica, accumulano rabbia contro le classi dirigenti e scelgono il voto di protesta ogni qualvolta vengano chiamati alle urne. “In molti Stati europei questo è riscontrabile e ben noto, deve invece farci riflettere il fatto che Trump sia stato eletto da una fetta di elettori che versa in queste condizioni proprio nel Paese, appunto gli Usa, che ha largamente prodotto la miglior crescita economica e la miglior performance del mercato del lavoro dai tempi della crisi finanziaria. Questo, a nostro avviso, rappresenta un passaggio cruciale e raccomandiamo agli investitori massima allerta” avverte Picchioni.

Al prossimo appuntamento elettorale che avrà un esito inatteso per effetto dei voti di protesta, infatti, la reazione dei mercati potrebbe non essere più quella critica ma benevola del post-Brexit o quella compiaciuta del post-Trump. La variante populista potrebbe diventare una tentazione enorme per i partiti tradizionali, minando alla base le certezze di cui ha bisogno il capitale nelle sue logiche di lungo termine, e” le conseguenze per i mercati potrebbero essere imprevedibili ma tendenzialmente negative”. Per Picchioni basta guardare all’andamento della sterlina che ha perso un quarto del proprio valore rispetto ai livelli prima del referendum che ha sancito la vittoria dei sì alla Brexit - ancora oggi il 12% contro euro ed il 20% contro dollaro - e sia stata mitigata solo dal fatto che gli stessi politici inglesi: in preda ad uno shock, stanno prendendosi tutto il tempo possibile per il processo di uscita. “Solo per questo motivo i mercati ci hanno ripensato e dopo forti turbolenze sono tutti risaliti (ad eccezione della sterlina) al di sopra dei livelli pre-referendum” dice Picchioni.

E Trump? “Si propone comunque di attuare un mix tra la ricetta liberale della detassazione, di reaganiana memoria, e quella del fiscal spending votato alla spesa in infrastrutture”. Il punto vero però è che se nel 2017 vincesse Marine Le Pen in Francia o Geert Wilders in Olanda o Lega/5 Stelle in Italia o AFD in Germania, non ci sarebbe da aspettarsi la reazione benevola del post-Brexit o post-Trump, perché “stavolta i mercati potrebbero soppesare le incertezze con una reazione negativa improvvisa, stile 1987” conclude Picchioni. E in questo caso non ci sarà scampo per chi non si sia preparato per tempo.

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