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2/14/2017
Che cosa preoccupa gli investitori nel reddito fisso? Per ora una sola e semplice cosa: la politica. Anche se non si intravvedono rischi imminenti tali da far deragliare i mercati, alcuni gestori ritengono che gli operatori si siano addormentati troppo sugli allori nella convinzione che tutto andrà bene. Negli USA Trump farà errori di politica o nell’esecuzione del suo ambizioso, quanto oscuro per alcuni punti, programma? E l’Europa riuscirà a passare indenne la prossima tornata elettorale in Olanda, Francia e Germania, con il rischio di elezioni anticipate a giugno o in autunno in Italia?
Dopo le elezioni statunitensi, i Treasury hanno generalmente perso terreno, spingendo al rialzo i tassi quando gli investitori hanno preso atto del possibile varo di politiche reflazionistiche. Anche il timore che la maggiore spesa fiscale possa essere finanziata dall’emissione di debito sta contribuendo al recente aumento dei tassi. La stima della Federal Reserve di tre aumenti dei tassi d’interesse nel 2017 rappresenta un ulteriore ostacolo per questa asset class. “Il rischio che la banca centrale americana commetta un errore resta elevato, visto che gli USA cercano di districarsi da sette anni di politica monetaria espansiva e non convenzionale, accompagnata di recente da una serie di dati economici deboli” scrivono gli esperti di Janus Capital.
L'elezione di Donald Trump e le posizioni prese nelle prime settimane della sua amministrazione sulle misure di politica fiscale, deregolamentazione bancaria, rimpatrio dei profitti offshore e dazi doganali, inoltre, preoccupano i grandi creditori stranieri degli Stati Uniti, che sembrano avere ripensamenti sugli investimenti in titoli di stato americani. Il Giappone, maggiore detentore di Treasury, a dicembre ha tagliato la propria posizione della somma più alta in quattro anni: 21,3 miliardi di dollari, dopo una riduzione di minore misure in novembre, anche se si tratta di una parte minima del totale ancora posseduto, pari a circa 1.100 miliardi di dollari.
Anche la Cina, che detiene titoli di stato per poco più di 1.000 miliardi di dollari, sta riducendo la propria posizione da alcuni mesi, portandola al minimo in sette anni. Gli investitori stranieri che detengono complessivamente debito USA per 5.940 miliardi di dollari, (43% del totale) temono il possibile aumento del debito, del deficit e dell'inflazione a causa della politica economica di Trump, ma anche del possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Fed. Una sorte analoga sta capitando agli Oat francesi.
Lo spread tra i titoli governativi d’Oltralpe e i Btp italiani rispetto ai Bund tedeschi si è già notevolmente ampliato: quello tra i titoli di Stato francesi e tedeschi è aumentato di quasi 70 punti da fine settembre mentre quello tra i titoli di Stato italiani e tedeschi di poco meno di 100 punti, sempre nello stesso periodo. Anche in questo caso a innescare le vendite è stato il Giappone che detiene il 10% del debito pubblico di Parigi, pari a circa 200 miliardi di euro stando alle stime del Crédit Suisse. Titoli che nelle ultime settimane gli investitori nipponici hanno cominciato a scaricare quando sono cominciati i timori per l’esito delle presidenziali che potrebbero vedere la vittoria dell’antieuropeista Marine Le Pen.
In Europa, la crescente instabilità sull’esito delle elezioni in Francia trova immediata espressione in un violento allargamento degli spread obbligazionari con il differenziale Francia-Germania a 80bp (sul titolo a 10 anni) e lo spread BTP di nuovo sopra i 200bp (l’esito della Corte Costituzionale aumenta al margine il rischio di elezioni prima dell’estate in Italia). “Sullo sfondo s’intravedono dichiarazioni altalenanti da parte dell’amministrazione Trump sull’eccessiva forza del dollaro. In questo contesto d’incertezza, la Fed sembra voler essere più attendista rispetto a quanto comunicato a dicembre anche in virtù di dati sul mercato del lavoro che non lasciano trasparire una particolare accelerazione della pressione salariale. In Europa la situazione è altrettanto incerta a causa del rischio politico crescente legato alle prossime tornate elettorali: in particolare, in Francia, gli scandali che hanno coinvolto il candidato repubblicano Fillon hanno precipitato il re-pricing del rischio politico alimentando flussi in vendita da parte di investitori esteri pesantemente investiti sui governativi francesi” aggiungono nell’aggiornamento mensile sulla strategia di investimento di Pictet AM.
“Forse ci stiamo agitando per nulla, ma mentre le obbligazioni sono a livelli così alti, complice il recente rally, riteniamo perfettamente sensato cogliere quest’occasione in modo da reinvestire a livelli più interessanti qualora la volatilità aumentasse, come sospettiamo potrebbe accadere. Non è affatto escluso che la nostra decisione sia prematura, tuttavia a volte il clima cambia velocemente e in questo momento la liquidità abbonda, il che ci consente un’esecuzione efficiente. Nel frattempo possiamo rilassarci un po’ e assistere agli autogol dei politici francesi che spianano la strada a Marine Le Pen” conclude Mark Holman, ceo TwentyFour Asset Management, boutique di Vontobel dedicata al reddito fisso
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