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12/14/2016
Oggi molto probabilmente la Fed tornerà a rialzare i tassi Usa, dopo la stretta del dicembre scorso, quando pose fine a quasi dieci anni di tassi zero, con un rialzo di un quarto di punto. Dopo quella prima mossa normalizzatrice la Fed è restata ferma per un anno, anche a causa di turbolenze come il crollo dei mercati cinesi lo scorso gennaio e il referendum sulla Brexit, lo scorso giugno. Janet Yellen dovrebbero procedere a un nuovo rialzo di un quarto di punto, che porterebbe i tassi Usa tra lo 0,5% e lo 0,75%. "L’incremento dei tassi di interesse di 25 basis point da parte della FED è ormai pienamente incorporato dalle attuali quotazioni sui mercati finanziari, e solidi dati circa l'economia USA supportano già l'ipotesi di ulteriori rialzi nel corso del 2017. Tuttavia, qualsiasi proiezione relativa al prossimo anno non riflette le politiche economiche di Trump non ancora avviate" spiega Franck Dixmier, global head of fixed income di Allianz Global Investors.
L’incognita è rappresentata dall'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente eletto intende aumentare le spese pubbliche in infrastrutture e abbassare le tasse e la previsione è che queste mosse potrebbero consentire alla Fed di aumentare i tassi di interesse a ritmi più rapidi di quelli attuali, in quanto farebbero crescere l'inflazione. Le aspettative della banca centrale potranno quindi essere valutate appropriatamente solo quando la Trumponomics si sarà trasformata in realtà. Non solo. La composizione del FOMC cambierà nei prossimi due anni. Trump dovrà nominare due governatori della Fed nel breve termine, perché ci sono due seggi vacanti nel board. "Il mandato di Janet Yellen finirà all’inizio del 2018 ed è piuttosto probabile che Trump la sostituirà con un repubblicano. Ci sono molti economisti repubblicani altamente qualificati e se uno di loro fosse nominato Presidente, non ci sarebbe motivo di preoccuparsi. Al limite la Fed potrebbe diventare un po’ più aggressiva. Tuttavia, c’è il rischio che Trump nomini un outsider con idee molto diverse riguardo alle politiche monetarie. Ovviamente, questo creerebbe molta più incertezza sui mercati poiché aumenterebbe il rischio di grossi errori di politica monetaria" aggiunge Valentijn van Nieuwenhuijzen, head of multi asset di NN Investment Partners.
Ma quali potrebbero essere gli effetti del rialzo sul reddito fisso? "Sebbene un aumento dei tassi di interesse sia per definizione un evento avverso per le obbligazioni, se il programma di inasprimento della politica monetaria procederà a ritmo sufficientemente lento, questo consentirà comunque alla componente cedolare il tempo per compensarne gli effetti. In considerazione anche del programma di Donald Trump, nel 2017 si delinea un contesto favorevole per il credito, sia di elevata qualità che ad alto rendimento, e caratterizzato da una volatilità ancora elevata" sottolinea Andrea Iannelli, investment director obbligazionario di Fidelity International.
Quanto alle materie prime, le promesse di stimoli fiscali fatte da Donald Trump (come ad esempio i tagli alle tasse e la spesa per infrastrutture) porteranno quasi sicuramente l’economia americana a una reflazione, ma probabilmente anche a un aumento dell’inflazione. "Questo ha rafforzato la convinzione che la Fed adotterà una posizione più restrittiva e aumenterà i tassi in maniera più aggressiva rispetto a quanto atteso precedentemente e ciò sarebbe decisamente dannoso per il prezzo dell’oro" conclude Névine Pollini, senior analyst commodities di Union Bancaire Privée – UBP.
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