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7/2/2015
"La maggior parte dei modelli quantitativi si è spostata verso la neutralità nell’ultimo trimestre, allineandosi con le nostre stime qualitative. Non ci aspettiamo brutte sorprese nella decisione della Fed". Parola di Luca Gianelle, client portfolio manager di Russell, che spiega come "sia più probabile una flessione e che i mercati azionari continueranno a essere sostenuti sul medio termine se l’economia americana proseguirà la sua crescita moderata".
Alla luce delle variazioni di mercato intervenute rispetto a fine marzo, gli strategist di Russell hanno aggiornato le loro previsioni per le diverse aree geografiche e le varie asset class.
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• America settentrionale: il team ha riscontrato i giusti presupposti per un modesto sottopeso delle azioni statunitensi, giacché le valutazioni controbilanciano il ciclo economico favorevole.
• Asia-Pacifico: nonostante i primi segnali di riaccelerazione in Giappone, gli strategist mantengono un orientamento neutrale nei confronti delle azioni nipponiche, in cui ravvisano un potenziale di rialzo. In previsione di un rallentamento economico in Cina, Australia e Nuova Zelanda, il team resta cauto nei confronti dei mercati azionari della regione.
• Eurozona: il team mantiene una posizione di sovrappeso sugli asset europei, fra cui azioni e obbligazioni. Un’eventuale prosecuzione delle turbolenze in Grecia viene vista come un’opportunità di acquisto.
• Mercati emergenti: gli strategist mantengono una posizione neutrale verso le azioni dei mercati emergenti, poiché i risultati negativi del ciclo controbilanciano le valutazioni interessanti e il sentiment favorevole.
• Valute: l’USD è sopravvalutato rispetto alle principali valute e dovrebbe perdere terreno dopo l’aumento dei tassi da parte della Fed. Tuttavia, se la BoJ attuasse ulteriori allentamenti, le preoccupazioni per la Grecia aumentassero o la crescita europea si arrestasse, potrebbero verificarsi ulteriori apprezzamenti.
• Reddito fisso: gli strategist hanno una posizione neutrale sui titoli di Stato statunitensi, ritenendo che i rendimenti dei Treasury USA a 10 anni possano salire al 3,1% nei prossimi 12 mesi. Mantengono invece una posizione lievemente lunga sui titoli di Stato europei e un sottopeso verso quelli britannici.
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