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6/8/2015 | Massimo Morici
“Quando compri un’obbligazione emergente o un fondo obbligazionario emergente il fattore determinante è la relazione del fondo o dell’obbligazione con la valuta base dell’investitore. Ad esempio, se io fossi stato un investitore in dollari e avessi comprato un fondo in valuta locale, avresti perso il 6%; se avessi venduto euro e comprato un fondo in valuta locale, avresti guadagnato il 7,7%. Credo che nel 2015 lo schema sarà analogo: gli investitori in euro potranno ancora guadagnare, mentre gli investitori in dollari potrebbero ancora subire perdite”. Questa dovrebbe essere la filosofia per chi approccia quest'anno i mercati emergenti sul fronte del reddito fisso. Almeno secondo Richard House (nella foto), head of Emerging Markets Fixed Income di Standard Life Investments, una squadra che gestisce asset per oltre 1,5 miliardi di dollari.
House vanta 21 anni di esperienza sui mercati, trascorsi in importanti realtà quali Threadneedle, HSBC e Lombard Odier in qualità di portfolio manager. AdvisorOnline.it lo ha incontrato a Milano in occasione della presentazione a investitori istituzionali dei fondi Standard Life Investments Emerging Market Local Currency Debt e Standard Life Investments Emerging Market External Sovereign Debt. “Le stime per quest’anno - spiega - sono un rendimento del 7 – 8% per il fondo in valuta forte guidati da una combinazione di carry 5 – 6% e dell’effetto del rialzo sui treasuries sottostanti. Lo scorso anno abbiamo avuto una performance dell’8%. Non abbiamo una forte esposizione in valuta locale. Al momento siamo in una fase di dollaro forte e in genere non è mai un buon ambiente per i mercati emergenti in valuta locale”.
Secondo il gestore quello attuale è un ambiente ancora non positivo per le valute locali: “Le valute emergenti – sottolinea - sono andate molto male negli ultimi due anni, le valutazioni sono attraenti, ma ci sarà un momento in cui cogliere le opportunità cercando di tornare a fare acquisti in valuta locale. E questo punto sarà quando la Fed alzerà i tassi di interesse. A livello di società crediamo avverrà a giugno, anche se personalmente credo che sarà un po’ più tardi”. Quanto alle preferenze nel composito paniere dei paesi che compongono la categoria degli emergenti, House ci tiene a specificare che in genere l’approccio utilizzato dal suo team parte da una view macro paese per paese e non per macro aeree.
“A livello di similarità geografica – aggiunge - abbiamo sottopesato l’Est Europa; per lo scenario incerto non abbiamo nulla in Russia e Turchia, mentre in quest’area rispetto all’indice preferiamo Romania e Ungheria. In Asia, che in genere non è un’area particolarmente frequentata per il fixed income ma più per l’equity, investiamo in India e Indonesia, mentre in America Latina abbiamo iniziato a comprare per la prima volta obbligazioni brasiliane in valuta locale (con copertura valutaria) che mostravano prezzi abbastanza contenuti; ci piace anche il Messico. In Africa, abbiamo investito in paesi come Ghana e Mozambico”.
“Se guardiamo attraverso le differenti asset class, ci sono delle differenze tra paesi importatori ed esportatori, - conclude House - e probabilmente metà dei paesi emergenti fanno parte dell’una e l’altra metà dell’altra categoria. In particolare le performance dei prezzi delle asset class sono sproporzionate quando scendono in negativo nei paesi esportatori che soffrono il calo del prezzo del greggio rispetto ai vantaggi dei paesi importatori. Ad esempio, il calo in Russia, Venezuela e Kazakistan in media è stato del 10%, mentre nei paesi importatori il guadagno è stato appena dell’1%”.
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