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5/21/2015 | Redazione Advisor
Nell’ultimo trimestre la propensione degli investitori al rischio ha continuato ad aumentare, secondo le evidenze dell’ultimo Risk Rotation Index di NN Investment Partners. Complessivamente, il 29,6% dei gestori partecipanti alla survey ha dichiarato che la propria propensione per il rischio è aumentata rispetto ai sei mesi precedenti, rispetto al 16,5% che ha invece dichiarato una riduzione. Questo significa che nell’ultimo trimestre la propensione netta per il rischio è aumentata complessivamente del 13%, dopo che nell’ultimo trimestre del 2014 era stato registrato un +8,5%. Uno dei motivi per cui si è registrato un aumento della propensione al rischio, si legge nel report, potrebbe essere ricondotto al fatto che nelle principali economie i timori sull’inflazione sono bassi.
“Anche se permangono alcuni elementi di rischiosità potenziale sui ritorni, i risultati della nostra survey evidenziano come il mercato guardi a questi elementi più in chiave di opportunità che di minaccia per i portafogli” spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen, head of strategy, multi - asset at NN Investment Partners. Alla richiesta di quali fossero i principali fattori di rischio, i partecipanti hanno risposto che una potenziale crisi dell’Eurozona potrebbe ancora essere l’elemento di preoccupazione più probabile, con il 35% del panel che lo considera un “rischio significativo”. Questo dato, però, è in miglioramento rispetto a quanto emerso a fine 2015, quando era ritenuto una minaccia dal 46% degli intervistati.
La minaccia di una potenziale crisi nell’Eurozona giustifica anche il fatto che le Obbligazioni dell’Europa Periferica – uno dei principali sovrappesi degli ultimi anni – siano viste con favore solo dal 4% degli intervistati nell’ambito del reddito fisso. Un rialzo dei tassi da parte della Fed è stato citato solo dal 16% dei partecipanti, dando ad intendere che questo non è uno dei principali elementi di preoccupazione, nonostante la possibilità che la Fed possa dare il via alla normalizzazione dei tassi già dal mese di giugno. Dalla survey emergono altri potenziali pericoli di cui è necessario tener conto, come un possibile “cigno nero (28%) e il rallentamento dell’economia cinese (25%).
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