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4/28/2015 | Redazione Advisor
L'apprezzamento del dollaro e la crescita dei tassi USA che effetti avranno sul debito asiatico? A rispondere è Joep Huntjens, responsabile degli investimenti obbligazionari asiatici sia per i portafogli panasiatici sia di quelli obbligazionari globali corporate di NN Investment Partners.
"Quando la Federal Reserve deciderà di iniziare ad aumentare i tassi dei Federal Funds, prevediamo che le ripercussioni sull’Asia saranno probabilmente lievi rispetto ad altre aree geografiche" spiega Huntjens. Anche se "è probabile che l’aumento dei tassi da parte della Fed sia contenuto, considerata la fragilità della ripresa economica negli Stati Uniti e i rallentamenti della crescita sui grandi mercati emergenti della Cina e del Brasile. Inoltre, in Asia i costi di finanziamento sono maggiormente condizionati dalla politica delle banche centrali locali, piuttosto che dai tassi di interesse USA. Le banche centrali asiatiche hanno iniziato a tagliare i tassi, e prevediamo diversi tagli nel corso dell’anno".
Per il gestore "se le imprese asiatiche sono ben posizionate per affrontare l’apprezzamento del dollaro. La quota del debito denominato in dollari è abbastanza ridotta rispetto ad altre aree geografiche, mentre i finanziamenti in valuta estera compensano ampiamente le passività. È probabile che in India, l’aumento dei tassi USA e il rafforzamento del dollaro abbiano un impatto minimo sia sulle aziende sia sulle banche. In alcuni settori la leva finanziaria è elevata ma le imprese indiane tendono a finanziarsi localmente".
"Tra il calo dei prezzi dell’energia e un contesto positivo per la liquidità globale, siamo convinti che ancora una volta l’Asia possa essere l’area geografica con il tasso di crescita più elevato a livello globale nel 2015. Nel caso la politica monetaria non risultasse efficace nel sostenere la crescita in Asia, i governi asiatici potrebbero stimolare la domanda aumentando la spesa. La buona notizia è che, negli ultimi anni, i deficit pubblici sono diminuiti in diversi paesi e che i livelli di debito pubblico sono gestibili in buona parte delle economie" conclude Huntjens
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