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UBP: cosa riserverà il 2015 ai mercati asiatici

1/8/2015 | Andrew Tong

La crescita economica globale dovrebbe essere relativamente modesta. Il principale driver resterà la Cina. Il rialzo dei tassi statunitensi ostacolerà la performance nei Paesi ASEAN e Hong Kong


Di seguito pubblichiamo un commento a cura di Andrew Tong, head of Asian Equities di Union Bancaire Privée – UBP.

La crescita economica globale dovrebbe essere relativamente modesta nel 2015, attestandosi tra il 3,2% e il 3,5%. Il principale driver della crescita in Asia, la Cina, dovrebbe rallentare al 7%. La Federal Reserve dovrebbe rialzare i tassi all’1,25% e i rendimenti del Treasury decennale potrebbero toccare il 3,5%. In questo quadro, a nostro avviso i titoli azionari dell’area Asia ex Japan offriranno un ritorno del 10-12% nel 2015. Le valutazioni sono allettanti se confrontate con gli standard storici, ma vediamo poco spazio per un re-rating, poiché l’intera area deve lottare con un ampio ciclo del credito e fronteggiare tassi di interesse americani più elevati.

Di conseguenza, come nel 2014, i profitti saranno la chiave. A nostro avviso, il rialzo dei tassi statunitensi ostacolerà la performance nei Paesi ASEAN e ad Hong Kong, aree trainate dal mercato del credito. Tuttavia, ci aspettiamo in altre zone (Cina, Corea del Sud, India e Giappone) un certo grado di divergenza rispetto alle politiche di allentamento, che dovrebbe aiutare tali mercati. In secondo luogo, la maggior debolezza dei prezzi delle materie prime dovrebbe essere importante per i margini e la selezione dei titoli, ma anche per i Paesi. Riteniamo infatti che i produttori di materie prime (Indonesia, Malesia e Australia) rallenteranno, mentre gran parte degli altri Paesi dovrebbe trarne beneficio, specialmente l’India.


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In terza istanza, crediamo che quest’anno le riforme in Giappone, India e Cina potrebbero favorire le valutazioni. In ultimo, ma non meno importante, la crescita globale nel 2014 è stata deludente, ma ci aspettiamo una certa ripresa nel 2015. Tenuto conto delle valutazioni, privilegiamo quindi i titoli ciclici (tranne quelli del comparto dei materiali) rispetto ai più costosi titoli difensivi. Nell’area Asia ex Japan privilegiamo India e Cina. Entrambi i Paesi, infatti, stanno mostrando miglioramenti strutturali con una spesa per capitale (CapEx) più bassa e con una stabilizzazione dei margini a supporto dei rendimenti.

In Cina, tagli dei tassi potrebbero alleviare alcune preoccupazioni macro e supportare i multipli di mercato. In termini di asset allocation, riduciamo l’esposizione su Corea del Sud e Taiwan, allineandola a quella media, mentre restiamo sottopesati sui mercati del Sud Est asiatico parte del cosiddetto universo di “Debtopia” (che hanno cioè alimentato la crescita tramite l’espansione del credito, grazie ai bassi costi di finanziamento, piuttosto che incrementando la competitività) e sui mercati di Hong Kong e Singapore, sensibili ai cambiamenti dei tassi di interesse. In passato, l’Asia ex Giappone si è mostrata vulnerabile al primo rialzo dei tassi da parte della Fed. Non ci aspettiamo una correzione significativa quest’anno, ma il ciclo del credito in Asia comporta rischi soprattutto per Hong Kong e Singapore.

Al contrario, qualora l’irrigidimento della politica monetaria venisse posticipato, le valutazioni potrebbero raggiungere livelli molto più elevati. Un dollaro più forte potrebbe costituire un fattore più sfavorevole per l'Asia ex Giappone, mentre un’inversione di tendenza della valuta probabilmente colpirebbe in particolare il Giappone. La crescita globale pone un duplice rischio, sia al rialzo sia al ribasso, per l’Asia. Se fosse molto più debole del previsto, costituirebbe una sfida importante per i mercati esportatori dell’Asia settentrionale.

Se si rivelasse invece al di sopra delle attese, nel breve termine potrebbe dar sostegno ai titoli azionari dell’area, spingendoli ben al di sopra degli attuali target individuati per i diversi listini. L’Asia pare un investimento economico rispetto alla maggior parte degli asset delle altre aree geografiche e delle azioni globali. Qualora gli altri mercati dovessero salire su livelli più elevati, potremmo assistere a un re-rating dei listini asiatici al di là delle aspettative di base.

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