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12/9/2014
Gli Stati Uniti possono "andare avanti da soli" nel 2015? Quando i rendimenti dei titoli di Stato torneranno interessanti? Sono solo alcune delle domande alle quali Mark Burgess, chief investment officer di Threadneedle Investments prova a dare una risposta.
Sotto molteplici aspetti, questo è l'interrogativo più importante per il prossimo anno, poiché senza gli USA il quadro della crescita globale per il 2015 non appare particolarmente incoraggiante. Se gli Stati Uniti continueranno a procedere da soli, dovremo prevedere ottime performance degli asset statunitensi – azioni, obbligazioni e dollaro USA.
La Fed innalzerà i tassi in un contesto disinflazionistico? Riteniamo che la Fed avvierà la normalizzazione della politica monetaria il prossimo anno, ma in modo graduale. Nel complesso, le politiche monetarie dovrebbero rimanere estremamente accomodanti. Vi è una differenza qualitativa tra la disinflazione negli Stati Uniti (ascrivibile al calo dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari, favorevole ai consumatori) e la debolezza dei prezzi generalizzata che si osserva in altre parti del mondo (che riflette ampiamente l'assenza di una ripresa economica significativa e, di conseguenza, l'indebolimento della domanda).
Quando i rendimenti dei titoli di Stato torneranno interessanti? Diversi operatori del mercato hanno sottoponderato (e continuano a sottoponderare) la duration dei titoli di Stato. Tuttavia, con il deterioramento dei profili d'inflazione, l'attrattiva dei titoli sovrani potrebbe aumentare in virtù della ricerca di reddito a livello globale. Un rendimento nominale del 2,5% potrebbe apparire molto più interessante quando l'inflazione è pari allo 0-1% e i tassi d'interesse sono ancora prossimi allo zero.
In un contesto all'insegna di un'inflazione contenuta, di una crescita debole e di bassi tassi d'interesse, le attività con rendimenti reali elevati dovrebbero rimanere allettanti. Gli immobili commerciali sono tra i beneficiari più ovvi di questo tema. La domanda di rendimento degli investitori istituzionali sembra destinata a rimanere vigorosa, il che dovrebbe sostenere i mercati creditizi a livello globale. Ma la fase degli extra-rendimenti estremamente elevati generati dai titoli societari si è conclusa. Non si tratta di un'opinione, ma di un dato di fatto matematico. (In altri termini, oggi il livello iniziale dei rendimenti e degli spread creditizi non consente di replicare i rendimenti straordinari registrati in passato).
L'effetto della capitalizzazione dei redditi da dividendi (in particolare delle strategie a più alto rendimento/a rendimento totale) dovrebbe avere la meglio sulle obbligazioni nel lungo periodo, alla luce delle valutazioni attuali. In un contesto caratterizzato da bassi rendimenti, gli investitori devono poter contare sulla capitalizzazione. Nel tempo le società di qualità aumenteranno i dividendi e gli investitori potranno reinvestire quel reddito crescente per incrementare i loro rendimenti. Siamo stati a lungo sostenitori del reinvestimento dei proventi come fonte principale di rendimento totale in mercati come il Regno Unito e riteniamo che gli investitori con un orizzonte di lungo periodo non abbiano motivo di evitare di reinvestire il loro reddito nel 2015, soprattutto in un contesto in cui forse la crescita rimarrà sfuggente.
È probabile che emergano alcune opportunità nei mercati emergenti globali. La differenziazione geografica dovrebbe avere un ruolo cruciale; il 2014 ci ha nuovamente rammentato (sempre che fosse necessario) che i mercati emergenti globali non devono essere considerati un blocco omogeneo. Nei singoli paesi emergeranno valide opportunità, in quanto alcune nazioni sono all'opera per riformare le proprie economie, mentre altre tentano di mantenere modelli di crescita incostanti. Una transizione verso una crescita più lenta e sostenibile in Cina dovrebbe rappresentare un fattore positivo a lungo termine e le valutazioni dei mercati emergenti globali sono interessanti rispetto a quelle delle borse dei paesi avanzati. Tuttavia, occorre tenere presente che storicamente il vigore del dollaro ha rappresentato un ostacolo per l'asset class.
La deflazione – sarebbe deleteria alla luce del colossale debito pubblico dei paesi sviluppati. La volatilità delle valute è un altro rischio da monitorare, poiché il Giappone prosegue con il QE e la BCE adotta un orientamento più accomodante, con la possibilità di acquisti di titoli sovrani nel 2015 oltre alle misure di stimolo annunciate di recente.
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