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Petercam: emergenti, continuano le divergenze

11/21/2014

L'analisi di Hans Bevers, senior economist di Petercam, spiega l'attuale situazione degli EM


Sei anni dopo l’inizio della “Grande Recessione”, la crescita dei Mercati Emergenti si è ripresa piuttosto bene. In tali mercati, le condizioni di vita sono migliorate del 26% rispetto al 2008, contro un aumento di solo il 2,5% per i Mercati Sviluppati. E' l'incipit dell'analisi di Hans Bevers, senior economist di Petercam

 

Tale quadro generale è fin troppo roseo e nasconde molte divergenze tra i Mercati Emergenti. In Cina, dove subito dopo il crollo dell’attività economica globale è stato messo a punto un massiccio programma di stimoli monetari, gli standard di vita sono ora quasi superiori del 60%. Per contro, i livelli di reddito delle famiglie brasiliane o russe sono aumentati molto meno (rispettivamente dell’8% e del 6%). Nel corso degli ultimi 3 anni, i Mercati Emergenti hanno perso il loro splendore.

 

L’impatto sull’export dei Mercati Emergenti da parte della domanda debole dei Mercati Sviluppati è una causa importante del rallentamento, ma non l’unica. Infatti, una parte significativa della cosiddetta “Grande Decelerazione” deriva da fattori strutturali, specialmente nei BRIC. Ad esempio, mentre il clima difficile per gli investimenti ha ostacolato la crescita in Brasile, Russia e India, il rallentamento in Cina è legato anche alle politiche di Pechino, che puntano a riequilibrare l'economia, focalizzandola maggiormente sui consumi interni. Inoltre, i più bassi livelli dei prezzi di cibo ed energia, visti da inizio 2012, in parte conseguenza del rallentamento cinese, hanno dato vita a un altro trend di divergenza nei Mercati Emergenti.

 

Un livello più basso dei prezzi, infatti, rappresenta un vantaggio per i Paesi importatori netti di materie prime. E’ vero però il contrario per gli esportatori netti, che vedono la loro bilancia dei pagamenti deteriorarsi. In generale, i Paesi esportatori netti di materie prime, come Russia, Cile, Brasile o Sud Africa, restano in pessime condizioni, mentre gli importatori netti, come Filippine, Polonia, Taiwan, Corea e Ungheria, stanno andando bene. Tuttavia, poiché non pare molto probabile nell’immediato futuro un rapido rialzo dei prezzi di cibo ed energia, tale divergenza è destinata a durare ancora per un po’.

 

Di recente, buona parte dei trend economici è influenzata da fattori di natura strutturale: ciò fa sì che ci sia molto spazio per intervenire in questo ambito. Per farlo è però necessario un cambiamento in termini di politiche economiche nazionali: da qui la difficoltà di individuare i prossimi “vincitori e vinti”.

 

 

Ad esempio, il 2014 è stato un importante anno elettorale per i Mercati Emergenti, con elezioni in Sud Africa, Turchia, Brasile, India e Indonesia, ma nei primi tre di questi Paesi, dove sono stati confermati i leader già in carica, non sono in via di attuazione riforme significative. Insieme alla Russia, questi sono i Paesi in cui è più forte la necessità di far le riforme. In Indonesia e India, le riforme hanno iniziato a prendere forma. Tuttavia, è ancora troppo presto per poter dire se effettivamente riusciranno a essere portate a termine, data l’intrinseca instabilità delle politiche di riforma. In Cina, invece, è attesa più stabilità su questo fronte, anche se in realtà in questo caso le riforme implicano un ulteriore rallentamento della crescita.

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