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Scozia, 4 cose che gli investitori devono sapere

9/11/2014

Il 18 settembre gli scozzesi decideranno il destino del loro paese. James Philpot, Emea head of portfolio management di State Street Global Advisors, ha provato ad analizzare l’impatto su economia, politica e mercati


Il 18 settembre gli scozzesi decideranno il destino del loro paese: restare nel Regno Unito o l’indipendenza, dopo 307 anni di unità politica con Londra? James Philpot, Emea head of portfolio management (fixed income beta) di State Street Global Advisors, ha provato ad analizzare l’impatto su economia, politica e mercati, nel caso prevalgano i “sì”.
 
Perché l’indipendenza
La Scozia gode già di un'ampia autonomia: ha il diretto controllo di aree quali educazione, sanità, trasporto e turismo. L’indipendenza - la data prevista in caso di vittoria dei sì è quella del 24 marzo 2016 - taglierà il cordone ombelicale con Londra anche su difesa, scambi commerciali, energia, immigrazione e politica estera.
 
Il no, tuttavia, ad oggi è maggioritario (54%) stando a Ipsos/Mori e YouGov, mentre i sì viaggiano a quota 35 - 40%, anche se gli indecisi rappresentano più del 10% di coloro che hanno diritto al voto. Si vota dai 16 anni in su, se residenti in Scozia; possono partecipare anche scozzesi residenti in altri paesi, ma solo in casi limitati. Guardando al passato, un referendum analogo sull’indipendenza fu quello del Quebec (stato del Canada) nel 1995: allora i no furono 50,58% mentre i sì il 49,52%. 
 
Le conseguenze sull’economia 
Gli esperti sono divisi: per Fitch, Citi, Institute of Fiscal Studies la Scozia fuori dal Regno Unito sarà più debole dal punto di vista economico e fiscale, mentre per S&P l’indipendenza tenderà a rafforzare il paese che riceverebbe la valutazione più alta, anche senza considerare gli introiti provenienti dai giacimenti di gas e petrolio presenti nel mare del Nord.
 
La Scozia, infatti, è la terza regione per Pil pro capite del Regno Unito, dietro Londra e il South East. Con il business del petrolio e del gas (ad Edimburgo andrebbero il 91% dei proventi) il Pil pro capite aumenterebbe del 118% ripetto a quello medio del Regno Unito, anche se i ricavi dal petrolio non raggiungeranno più i livelli del passato, considerando il calo della produzione. Tra i punti deboli di Edimburgo, invece, il deficit più alto del Regno Unito, attorno al 5 – 6% del Pil. Ma che dimensioni avrà l’economia della futura Scozia indipendente? Con una popolazione di 5,3 milioni di abitanti, pari a un decimo di quella del resto del Regno Unito, l’economia sarà ai livelli di quella di Singapore, Danimarca e Malesia. 
 
L’impatto sulla politica
Tra le conseguenze politiche più rilevanti, SSgA mette la primo posto l’impatto dell’eventuale secessione sulle elezioni previste il prossimo anno nel Regno Unito e sul referendum per la permanenza dello stesso nella Ue nel 2017: l’addio di Edimburgo alla Gran Bretagna, la cui ambizione però è quella di rimanere nella Ue (in questo caso, però, occorre l’assenso di tutti i paesi membri) potrebbe spingere nei sondaggi gli euroscettici che puntano all’uscita di Londra dalla Ue. Senza contare che spinte secessioniste, simili a quelle scozzesi, sono presenti anche all'interno di altri paesi, come la Spagna (vedi il caso Catalogna) e potrebbero accentuarsi in caso di vittoria del sì.
 
L’impatto sui mercati
L'effetto più evidente sarà sulle valute, con il possibile indebolimento della sterlina. I separatisti scozzesi vorrebbero mantenere l’uso del pound, in una sorta di unione monetaria con il Regno Unito, ma i tre principali partiti del Regno Unito hanno già risposto picche. Più limitato, invece, dovrebbe essere l‘impatto sui Gilt, i titoli di stato britannici.
 
Per quanto riguarda le azioni, non ci sarebbe confronto tra l'indice UK Ftse e l'equivalente scozzese, che subirebbe un impatto devastante dalla performance delle banche scozzesi. Uno studio della London School of Economics, però, ha mostrato che le 100 società scozzesi quotate a Londra dal 1995 ad oggi in genere se la sono cavata, con una performance annua del 5,7% contro il 6,8% del resto dell’indice UK. Una questione chiave, tuttavia, sarà il domicilio fiscale che decideranno di avere le società quotate scozzesi: abbandoneranno Londra, che è una delle principali piazze mondiali?

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