Lemanik: perché non ci piacciono emergenti e periferici
7/15/2014
Il d.g. Marco Silvani: "Preferiamo i titoli dell'Europa Continentale. A Piazza Affari c'è ancora del potenziale nel manifatturiero"
L’investimento azionario presenta buone prospettive anche nella seconda parte del 2014, soprattutto per le azioni americane ed europee. Ne è convinto Marco Silvani (nella foto), direttore generale di Lemanik, società di Lugano specializzata nella gestione patrimoniale e nella consulenza agli investimenti, che spiega: "Preferiamo i titoli dell’Europa Continentale, in particolare quelli tedeschi rispetto ai titoli dei paesi periferici. Per quanto riguarda la Borsa italiana esiste ancora del potenziale, in particolare nel settore manifatturiero, mentre quello finanziario a livello europeo è notevolmente più debole rispetto a quello americano".
Negli Stati Uniti d'America, inoltre, la ripresa ha preso vigore nel secondo trimestre e forse accelererà ulteriormente nel terzo. Invece, preoccupano i bond dei mercati emergenti dove compaiono alcuni segnali di peggioramento a livello di valuta, crescita e rischi geopolitici legati alla crisi ucraina. “Qui, una correzione è probabile”, dice Silvani.
Per quanto riguarda la volatilità, secondo l'esperto, se ci riferiamo all’indice MSCI World su base mensile, è ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni: la bassa variabilità di mercati e valute e l’abbondanza di liquidità fanno pensare a un secondo semestre non negativo. Tuttavia, vi sono criticità: "Nella Borsa di Londra, a causa del rafforzamento della sterlina, che pesa molto sulle esportazioni del Regno Unito, soprattutto nei servizi e in Giappone, dove si assiste a momenti di ripresa alternati a fasi di debolezza che si riflettono sul mercato dell’equity".
Silvani indica i settori che non sembrano offrire incentivi agli investimenti: ad esempio le commodity, dove si mescolano fattori macroeconomici con altri di natura più politica e i bond, poco attraenti nel prossimo semestre. In particolare, nel caso dei titoli di Stato greci, se l’investitore ha già investito è preferibile mantenere la posizione, dato che le recenti politiche hanno portato negli ultimi otto mesi un forte innalzamento dei prezzi dei bond. Nel caso, invece, si desiderasse investire ora, tale scelta rappresenterebbe non un’opportunità, bensì un rischio. “Meglio puntare su corporate bond che hanno un rischio di credito e di durata notevolmente inferiore rispetto a bond pubblici come quelli greci” conclude Silvani.
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