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Ignis AM, la view "VILE" per i prossimi mesi

5/7/2014

Stuart Thomson, co-manager del fondo Ignis Absolute Return Government Bond di Ignis AM, spiega gli scenari futuri e a che punto è la ripresa nelle singole aree


Le economie emergenti saranno la fonte principale dell’impulso disinflazionistico, mentre l'Europa è più esposta al rischio di stagnazione secolare. Sono solo alcuni dei punti contenuti nell'outlook economico di Stuart Thomson, co-manager del fondo Ignis Absolute Return Government Bond di Ignis AM
 
 
Abbiamo mantenuto la nostra visione di una ripresa globale non sincronizzata, con un'accelerazione 
negli Stati Uniti e nel Regno Unito che sarà probabilmente compensata dal rallentamento dell'attività 
economica nelle economie emergenti. L'Eurozona è emersa dalla recessione e il miglioramento delle 
condizioni finanziarie ha minacciato di fornire un circolo virtuoso di fiducia. Tuttavia, riteniamo che ciò 
rappresenti una falsa alba per l'Europa, a causa dell'impatto di un rallentamento nelle economie in via 
di sviluppo.
 
Questa ripresa globale non sincronizzata è coerente con la nostra view per la seconda metà del 
decennio “VILE” (Volatile Inflation, Limited Expansion). Abbiamo coniato questa espressione, che si 
traduce con Inflazione Volatile, Espansione Limitata, nel 2008, ma oggi sarebbe più corretto 
modificarla in “Attese Inflazionistiche Volatili, Espansione Limitata”. La seconda metà del decennio 
VILE è iniziata nel 2013, dopo che la FED, nel corso del secondo semestre del 2012, aveva raggiunto 
tassi forward reali di medio termine negativi. Questo ha fornito il catalizzatore che ha fatto emergere la 
trappola della liquidità negli Stati Uniti. 
 
 
Riteniamo che le economie emergenti saranno la fonte principale dell’impulso disinflazionistico poiché, nella scia della crisi finanziaria globale, stanno cercando di ridurre l’eccessivo indebitamento e la capacità industriale. Le conseguenze deflazionistiche di questo eccesso di capacità potrebbero essere esportate attraverso una combinazione tra deprezzamento valutario e prezzi d'esportazione inferiori. È per questo motivo che riteniamo che le autorità cinesi abbiano poche alternative alla svalutazione della moneta nel secondo semestre dell'anno. In caso contrario, ci sarebbe un’intensificazione della deflazione interna dei prezzi alla produzione, che sono stati negativi su base annua per due anni consecutivi. Per USA e UK, questa deflazione importata sarà positiva grazie all’impatto favorevole sui redditi reali dei consumatori. Questi efficaci tagli fiscali (contrariamente ai picchi nei prezzi del petrolio nel 2008 e nel 2011-12) rappresentano uno stimolo e una deflazione “buona”. 
 
Ancor più importante prevediamo che BoE e FED avvieranno un irrigidimento della politica monetaria entro i prossimi 12 mesi, con un primo rialzo di 25bps della BoE in novembre, seguito da un rialzo della FED nel primo trimestre del 2015.
 
L’analisi secondo cui la deflazione “buona” importata produce una disinflazione favorevole ai consumi, tuttavia, non si applica all’Europa. A nostro avviso, infatti, l’Europa è più esposta al rischio di stagnazione secolare, nonostante il miglioramento sequenziale dei dati economici europei nel corso del 2013.
 
Il miglioramento delle condizioni finanziarie ha generato un circolo virtuoso di incremento della fiducia, riduzione degli yield dei bond governativi e incentivi ai governi periferici a limitare le misure di austerity e attuare misure di stimolo selettive. Nel complesso questo dovrebbe produrre un marcato miglioramento dell’attività economica e degli indicatori all’inizio del prossimo anno nelle maggiori economie periferiche. Tuttavia, ad eccezione della Germania, dove la produzione industriale segue l’incremento del PIL (pari all’1% nel primo trimestre), l’attività è stata sostanzialmente più debole rispetto agli scenari rosei dipinti sia dagli indici dei direttori d’acquisto sia dagli indicatori di sentiment economico della Commissione Europea.
 
La BCE non sarà la sola a fornire ulteriore stimolo per i prossimi sei mesi. Ci aspettiamo che anche la Banca Centrale Cinese e la Banca del Giappone allenteranno la politica monetaria in questo periodo. La BoJ dovrebbe aspettare fino a luglio, al fine di valutare l'impatto dell’aumento dell’imposta sui consumi, prima di ampliare il programma di quantitative easing. La Banca Popolare Cinese invece potrebbe ridurre la riserva obbligatoria. Entrambe le politiche saranno finalizzate al deprezzamento delle valute rispetto al dollaro.
 
 

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