Le tensioni in Crimea continuano, così come gli impatti economici su Russia e Ucraina. Zsolt Papp, EM fixed income investment specialist di Union Bancaire Privée (UBP) fornisce il suo punto di vista
Le tensioni in Crimea continuano, così come gli impatti economici su Russia e Ucraina. ZsoltPapp, EM fixed income investment specialist di UnionBancairePrivée (UBP) fornisce il suo punto di vista. "In generale, continuiamo ad aspettarci una soluzione negoziale alla disputa attualmente in atto, una volta che le acque si calmeranno. Né l’Unione Europea né la Russia hanno infatti interesse ad entrare in un circolo vizioso di sanzioni economiche imposte l’una contro l’altra, data la profonda interdipendenza economica e politica. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, sebbene l’amministrazione Obama sia spesso intervenuta pubblicamente durante la crisi".
"Finora, l’impatto economico ha riguardato essenzialmente gli asset finanziari: in primo luogo il tasso di cambio del rublo, ma anche i titoli obbligazionari e il comparto azionario. E’ però importante sottolineare che le società russe continuano a condurre le proprie attività come sempre. Questo contesto potrebbe però mutare se l’UE e/o gli USA dovessero decidere di imporre sanzioni commerciali, poiché salirebbero i costi per le imprese. Queste ultime continuerebbero comunque le proprie attività, ma forse con margini di profitto inferiori. Un vero e proprio embargo, invece, rappresenta il peggior scenario possibile. Ma, come detto, tutte le parti in causa nella crisi hanno più da perdere che da guadagnare dalla realizzazione di un simile scenario".
"Il peso economico sull’Ucraina è invece più serio, soprattutto dal punto di vista delle finanze pubbliche, già in condizioni difficili prima dell’inizio della crisi. Le società ucraine sono state invece meno colpite, finora, e potrebbero persino trarre beneficio dalla decisione dell’Unione Europea di accelerare il processo per l’accordo di associazione tra la stessa UE e il paese. L’outlook sovrano resta però complesso, poiché finora non è giunto alcun segnale di un sostegno finanziario diretto al paese. Dato che l’UE e gli Stati Uniti sembrano poco disposti a mettere sul tavolo grosse cifre, la speranza per l’Ucraina è un prestito del Fondo Monetario Internazionale. La missione dell’Istituto di Washington è ancora in loco, e sebbene Christine Lagarde, direttore dell’FMI, abbia spiegato che si stanno facendo “buoni progressi”, la stessa Lagarde ha sottolineato poi che il Fondo agirà in stretta osservanza delle proprie regole per gli aiuti".
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