Iggo, ecco perché la Cina può risollevare gli emergenti
3/13/2014 | Alessandro Chiatto
Senza dubbio è sui mercati emergenti che si sono concentrati i motivi di preoccupazione nelle ultime due
settimane. E' su questo che si concentra l'analisi di Chris Iggo, cio global fixed income di AXA Investment Managers
Senza dubbio è sui mercati emergenti che si sono concentrati i motivi di preoccupazione nelle ultime due
settimane. E' su questo che si concentra l'analisi di ChrisIggo (nella foto), cio global fixed income di AXAInvestmentManagers.
Il segmento highyield e il debito dei mercati emergenti hanno registrato una buona performance nel mese di febbraio, mantenendo lo stesso andamento positivo anche agli inizi del mese di marzo, nonostante le incertezze circa la situazione in Ucraina. È un fatto importante che costituirà una significativa fonte di rischio nelle settimane a venire, così come importante per i mercati emergenti e le più ampie prospettive economiche globali è il modo in cui la Cina continuerà a gestire la propria transizione verso un modello di crescita più lento e bilanciato. Gli eccessi del passato hanno portato a rischi finanziari e per la crescita, perciò dovremo abituarci a titoli di giornale che annunciano default e perdite finanziarie in Cina.
Tuttavia, anche gli investitori più attenti al paese asiatico non sono d’accordo su quali siano i principali rischi, né sul fatto se ci sarà o meno un rovinoso calo della crescita o se il nuovo governo sarà capace di introdurre nuove riforme e liberalizzare i mercati. Il fatto è, tuttavia, che anche con un tasso di crescita del 7%‐8% la Cina continuerà a rappresentare una fetta sempre più grande dell’economia mondiale e un elemento sempre più importante dei mercati del capitale globali: ha già una certa influenza sul sentiment del mercato globale. Migliori prospettive di crescita nel secondo trimestre negli Stati Uniti, accompagnate da un costante momentum positivo in Europa, dovrebbero contribuire ai volumi di trading a livello globale e favorire il sentiment verso i mercati emergenti. Se la crescita statunitense rimanesse debole, tuttavia, i mercati potrebbero subire un ripetersi della volatilità osservata a gennaio.