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1/13/2014 | Alessandro Chiatto
La crescita si affermerà nei paesi sviluppati? Quali prove dovranno affrontare i mercati emergenti? E quali saranno le prospettive degli utili societari? Sono gli interrogativi per il 2014 ai quali prova a dare una risposta Mark Burgees, chief investment officer di Threadneedle.
La crescita si affermerà nei paesi sviluppati? Negli Stati Uniti e nel Regno Unito la crescita economica sembra acquisire un certo dinamismo. Il sistema finanziario collabora con un sistema bancario altamente patrimonializzato che eroga credito all'economia reale. La situazione dell'economia statunitense appare favorevole per il 2014 e per gli anni successivi. Anche nel Regno Unito la crescita sta mettendo radici nell'economia britannica, che probabilmente nella seconda metà del 2014 registrerà l'espansione più vigorosa in Europa. Anche in Europa tutti gli indicatori anticipatori (con la possibile e significativa eccezione della Francia) stanno diventando positivi. La principale conseguenza di un contesto di crescita globale più solido è la progressiva normalizzazione delle misure di politica monetaria, con il conseguente aumento dei tassi a lungo e, successivamente, a breve termine (come già menzionato in riferimento al Regno Unito). Ciò ha molteplici ripercussioni, non ultima quella di incrementare i costi di finanziamento per i governi e i consumatori altamente indebitati e ostacolare tutte le tipologie di investitori obbligazionari. Inoltre, in questo scenario è molto plausibile un apprezzamento del dollaro USA.
Il tapering, l'aumento dei rendimenti obbligazionari e l'apprezzamento del dollaro statunitense metteranno a dura prova i mercati emergenti come è accaduto la scorsa estate? È possibile che la turbolenza che ha coinvolto i mercati emergenti e il debito emergente lo scorso anno sia stata la prima avvisaglia di un crollo generalizzato che si verificherà nei prossimi mesi. Tuttavia, se la regione riuscirà a sopportare una politica monetaria statunitense più restrittiva (o se non altro meno espansiva), il suo valore reale inizierà ad emergere. I rendimenti obbligazionari sono nettamente aumentati e i rapporti prezzo/utili (P/E) delle azioni sono molto più bassi rispetto a quelli dei paesi sviluppati. Prima o poi la regione diverrà interessante. Per il momento attenderemo alcuni segnali di stabilità prima di prendere in considerazione un aumento dell'esposizione.
L'ultimo interrogativo riguarda le prospettive degli utili societari. Negli ultimi due anni i mercati azionari hanno senz'altro registrato performance straordinarie: l'S&P 500 ha guadagnato il 50%, il FTSE All-Share oltre il 33% e l'MSCI World index è salito di più del 40%. Gli utili societari sono aumentati, ma questa crescita non è neppure lontanamente paragonabile a quella dei mercati azionari, pertanto il rendimento delle azioni è stato sostenuto da una rivalutazione alimentata dall'aumento della fiducia nonché dalle continue misure di stimolo e dalle immissioni di liquidità della banca centrale. Affinché i mercati azionari registrino ulteriori rialzi, è assolutamente necessario che gli utili societari accelerino, segnando il ritmo della corsa. Se ciò non avverrà, è improbabile che le borse compiano ulteriori progressi.
Vi è un ultimo fattore da prendere in considerazione. Anche se nella memoria della maggior parte degli investitori essa appare molto più vicina, dalla crisi finanziaria globale sono passati quasi sei anni. Analizzando i cicli passati, la storia suggerisce che siamo più vicini all'inizio della prossima crisi che a quella precedente. Speriamo che non sia così.
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