Crisi-Italia, è allarme "spazzatura": ecco i rischi per gli investitori
9/30/2013 | Redazione Advisor
Un BTp decennale vicino al 5%, uno spread intorno ai 350 punti e un rating del paese vicino al livello spazzatura. Sono questi i grandi rischi del Paese. E si rivede anche l'IMU.
Un BTp decennale vicino al 5%, uno spread intorno ai 350 punti e un rating del paese vicino al livello spazzatura. Sono questi i grandi rischi che oggi corre l'Italia a causa della prova di forza di Silvio Berlusconi che ha ordinato (e ottenuto) le dimissioni dei ministri del PDL dal Governo Letta riportando il Paese ad un livello di elevata instabilità politica.
Il primo grande rischio riguarda, neanche a dirlo, il livello dello spread che, dopo lunghi sacrifici, ha raggiunto quota 263, ma che verosimilmente, già a partire da questa settimana, ricomincerà a salire e, secondo le previsioni di molti gestori, potrebbe raggiungere quota 350 punti e portare il rendimento del BTp decennale molto vicino al 5%.
Ma la vera paura, alla riapertura dei mercati di stamattina (lunedì 30 settembre), riguarda il possibile downgrade delle agenzie di rating nei confronti del nostro paese. Il tema di un nuovo taglio aveva già invaso la cronaca finanziaria delle ultime settimane e ora, con la crisi di governo e l'evidente instabilità politica potrebbe diventare realtà dal momento che per Moody's e Standard & Poor's l'Italia è solo due gradini sopra il livello Junk, ovvero quel livello "spazzatura" che se venisse raggiunto impedirebbe ai Btp italiani di restare nei portafogli della maggior parte delle istituzioni finanziarie, che sarebbero costretti a venderli in massa. Risultato: crollo dei prezzi e rendimenti elevatissimi.
Tutto questo, unito ad uno spread vicino ai 300 punti, si tradurrebbe in un colpo drammatico per le casse dello Stato, che da qui al prossimo giugno, termine massimo entro il quale si deve chiudere la crisi politica, visto l'avvio del semestre di presidenza europea dell'Italia, dovrebbe emettere circa 240 miliardi di euro di debito pubblico. E un aumento di 100 punti dello spread comporterebbe un aggravio di 2,4 miliardi di euro per i conti pubblici: somma pari a quella della seconda rata dell'Imu, che potrebbe a questo punto tornare sul tavolo del Governo.
Ad affievolire il panico la presenza del programma della Bce anti-spread (lo scudo Omt), la consapevolezza che buona parte dei titoli di stato italiani sono in mano agli italiani stessi e alle banche del paese, e un clima di maggiore ottimismo intorno ai mercati finanziari. Tutti fattori che in parte possono far sperare in una frenata più contenuta dei listini ma che lasciano presagire un altro scenario: un vero e proprio commissariamento dell'Italia da parte dell'Europa, il che si tradurrebbe in un maggiore rispetto di impegni imposti dall'alto, che l'Italia non sembra politicamente in grado di assumere.