Chiamatelo effetto Kuroda. Uno tsunami di liquidità partito dal Giappone che ha sollevato i mercati europei e, soprattutto, l'Italia e la Spagna. E' questa la ragione che sta dietro il calo dello spread dei nostri titoli decennali che ieri è sceso addirittura sotto i 300 punti, nonostante il nostro paese non abbia ancora un governo e i dati economici siano non proprio positivi.

Da giovedì scorso gli investitori nipponici, spinti dalla politica monetaria del presidente della Banca centrale giapponese Haruhiko Kuroda, che ha annunciato una terapia shock da 2.200 miliardi di euro (270 mila milardi di yen), hanno cominciato a vendere titoli di Stato giapponesi e ad orientarsi verso asset con un rendimento maggiore, in particolare in Europa e USA.

E nel Vecchio Continente, tra i maggiori beneficiari di questa ondata di liquiditià, compare secondo molti analisti anche l'Italia. Lo si è visto all'asta dei Bot di mercoledì in cui il Tesoro ha collocato 8 miliardi di titoli a 12 mesi con un rendimento sceso sotto l'1% (0,922%) dall'1,280% precedente e una domanda pari a 1,64 volte l'offerta, mentre il Bot a tre mesi ha raggiunto il minimo storico a 0,243% dallo 0,765% precedente, con una domanda che è stata 1,9 volte l'offerta. Successo replicato dal Tesoro all'asta dei Btp di oggi (collocati 7,2 miliardi) con i tassi del titolo triennale sceso ai minimi da gennaio (2,29% contro il precedente 2,48%) e  quello dei titoli a 15 anni al 4,68% contro il precedente 4,9%.

Eppure di fronte a questi dati e a questo scenario politico i mercati avrebbero dovuto agire come da copione: Piazza Affari in picchiata, rendimenti dei titoli di Stato in volata. Invece, è accaduto il contrario, la borsa ieri ha chiuso in rialzo del 3,2%, mentre  lo spread che si è assestato a 300 punti base, dopo essere sceso a 299 punti, con il rendimento del Btp decennale in calo al 4,31%.