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L'Euro si indebolirà, ma non subito

2/6/2013 | Roberto Abate

La soglia di 1,3490 sul dollaro americano apre alla possibilità di un cambio a 1,38 nel breve termine. Sul lungo periodo però...


È in atto una guerra tra le valute. La domanda che si fanno gli investitori europei è se la divisa comune si indebolirà o continuerà a rafforzarsi rispetto al biglietto verde, nonostante l’economia del Vecchio Continente stenti ancora a crescere. Secondo Sara Yates, global currency strategist di JP Morgan Private Bank, a livello strutturale l'euro è destinato a indebolirsi sul lungo periodo.

Il rally della divisa comune
Grazie all'introduzione delle operazioni OMT della BCE, il forte calo dei rendimenti dei Paesi periferici indica che il rischio rappresentato dall’Eurozona per l'economia globale sia diminuito. Una conseguenza - spiega in un recente commento - è ora che gli investitori probabilmente richiederanno un premio di rischio inferiore per mantenere titoli denominati in euro. Anche se questo implica un euro più forte (in particolare contro la sterlina britannica), Yates ritiene la divisa comune sia andata al di là dei suoi migliori fondamentali e crede che ci sia spazio affinché questo movimento si possa ampliare ulteriormente in futuro.

L'euro è già costoso
Certo la soglia di 1,3490 sul dollaro americano apre alla possibilità di un cambio a 1,38 nel breve termine, anche se dipenderà probabilmente da come Draghi commenterà il recente rally dell'euro nel corso della conferenza stampa della Bce. Sul più lungo termine, Yates invece non è sicura che l'euro possa mantenere questa forza.

Basta guardare le valutazioni di Bloomberg: in termini di parità di potere d'acquisto, l'euro è già costoso rispetto al dollaro americano. Ulteriori apprezzamenti potrebbero ostacolare la ripresa dell’Eurozona, una ripresa che rimane incerta. L’outlook per gli Stati Uniti, invece, continua ad essere stabile. Per questo motivo Yates prevede un maggior rialzo dei rendimenti statunitensi che sosterranno il dollaro americano rispetto alle valute a basso rendimento come sterlina britannica, euro e yen giapponese.

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