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1/7/2013 | Roberto Abate
Grazie all’intervento della Bce il peggio ormai è alle spalle nell’Eurozona, ma il 2013 sarà un anno di progressi molto faticosi: il traguardo finale di una maggiore integrazione che porti alla genesi di una nuova Europa rimane ancora lontano. Questa la posizione di Goldman Sachs riguardo alle prospettive per il 2013 dei mercati finanziari europei che emerge in un recente rapporto in cui la banca americana prevede un altro anno di progressi molto faticosi sulla strada della soluzione della crisi europea, anche in virtù degli importanti appuntamenti elettorali previsti nell'anno, con particolare riferimento alla Germania.
Secondo Goldman Sachs, infatti, è "improbabile" che le autorità europee riusciranno a realizzare passi decisivi verso una soluzione della crisi che permetta di ricreare la fiducia e stimolare la crescita. "Di conseguenza - indicano gli economisti della banca - prevediamo un anno di deboli attività economiche".
Nonostante i leader europei abbiano dato dimostrazione di possedere la volontà politica per mantenere l'Europa unita, e quindi per il 2013 non sono da prevedere scenari estremi, di break-up o di fuoriuscita di un singolo paese, come poteva essere il caso della Grecia in assenza dell'accordo trovato a dicembre, al tempo stesso è improbabile che si possano realizzare grandi progressi verso l'obiettivo finale di una nuova Europa ma i benefici di questa "visione", di questo progetto ultimo, inizieranno a far sentire i loro benefici. Del resto l'Eurozona tornerà a crescere solo nel 2014 (quest'anno le previsioni danno il Pil dell'area a -0,2% dal -0,4% del 2012)
Il problema principale, osserva Goldman Sachs, rimane quello dell'immensa mole di debito accumulata nei decenni passati, ma è importante al tempo stesso che in tutti i paesi si ponga grande attenzione anche alla riduzione e all'annullamento dei deficit correnti di esercizio. Per quanto riguarda l’Italia, la banca americana prevede un’economia in recessione quest'anno (-0,6% dal -2% del 2012) per poi tornare in crescita nel triennio successivo (passando dal +0,6% del 2014 al +1,2% del 2016).
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