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1/7/2013 | Massimo Morici
A penalizzare l’Italia nei mercati obbligazionari è più la sua “cattiva fama” che i suoi fondamentali. La conclusione è della Consob nel Quaderno di Finanza n. 72 che ha analizzato il tema del contagio finanziario. Un risultato "controintuitivo" che emerge dallo studio, infatti, è che “l’Italia non costituisce, nonostante le sue intrinseche fragilità, un centro di propagazione di contagio, ma risulta al contrario sistematicamente al centro di importanti connessioni di contagio che la vedono come Paese target, evidenza questa di una abnorme penalizzazione del Paese a motivo più della sua fragilità reputazionale che dei suoi fondamentali economici”.
In altre parole, l'Italia non è tra le cause della crisi del debito europeo, ma è vittima di scossoni che provengono da altri paesi e dai quali riuscirebbe a difendersi con difficoltà. Del resto, se si considera il mercato dei titoli di stato decennali, spiega la Commissione nello studio,"si vede chiaramente come nel passaggio tra il primo episodio di crisi nel 2008 (Lehman’s defualt) e quello del debito sovrano nel 2010, l’Italia si sia spostata da un’area di contagio che la vedeva maggiormente coinvolta con i Paesi periferici dell’area euro (Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda) ad un’area che la vede più fortemente interconnessa con i paesi core (Germania e Francia)”.
In altri termini, e contrariamente alle attese, nell’ultima crisi del debito sovrano che ha avuto inizio alla fine del 2010 “l’Italia non ha assorbito i maggiori impulsi di contagio dai paesi più vulnerabili ed esposti (come ci si aspettava), ma è risultata particolarmente sensibile agli impulsi che provenivano dai Paesi forti e stabili dell’area.”
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