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Consulenti (ex-promotori), nel 2013 non contate sugli emergenti

1/2/2013 | filippo.brunamonti

Manca coesione tra i BRICS, sostiene il Wall Street Journal. E se la Cina promette bene, per gli altri resta ben poco su cui puntare


 

Non troppo tempo fa, i paesi emergenti sembravano il carburante giusto per la ripresa dell'economia globale. Non aspettatevi questo nel 2013. Secondo il quotidiano Wall Street Journal, i cosiddetti BRICS - Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa - insieme rappresentano il 40% della popolazione nel mondo, ma solo uno dei paesi tra loro (la Cina) ha quel 'peso economico' tale da poter fare la differenza; gli altri quattro stanno affrontando una serie di questioni e di sfide (dall'inflazione ad inadeguati investimenti stranieri) che non possono più essere considerati il motore della crescita. 
 
 
La speranza che i BRICS si dessero una mano a vicenda, in questi tempi di crisi, non ha portato alcun risultato, da qualsiasi punto di vista: commercio, scambio, investimento, supporto politico. Stando alle stime degli analisti, inoltre, i BRICS si comporterebbero più da nemici interni che da alleati. Manca una coesione forte atta a risolvere i problemi su scala internazionale. La Cina lamenta il fatto che gli altri paesi l'abbiano bollata come l'anti-dumping per eccellenza, in grado cioè di contrastare la vendita di merci estere a prezzi inferiori a quelli del mercato interno. 
 
 
"I paesi emergenti vedono se stessi come qualcosa di diverso dal resto - sostiene l'esperto Fyodor Lukyanov - un'alternativa alle politiche economiche dell'Occidente. Sul fronte economico, i paesi BRICS fanno la differenza, a volte generando conflitti di interesse". 

 
Per la Cina, il 2013 si prospetta più rapido nei rendimenti (rispetto al 2012) mentre la sua economia dovrebbe incrementare del 7,6%, stando ai dati di JP Morgan. I rallentamenti 2012 della Cina sarebbero dovuti infatti al disidratassi di rapporti in termini di export di mercato con l'Europa e gli Stati Uniti d'America. Ma anche per via dei leader del paese, che hanno imposto restrizioni sul mercato immobiliare per evitare nuove bolle. Ora, ufficialmente, l'aria è più serena anche per il nucleo bancario e la crescita in Cina potrebbe persino toccar quota 8%. 

 
Non aspettiamoci crescita in India, che ha un'economia che rappresenta un terzo di quella cinese: nel paese, l'inflazione potrebbe superare il 7% ma ci sono anche questioni di budget e deficit. Il Brasile, altra zona da iperinflazione, potrebbe anche esso limitare la sua strategia per la crescita nel 2013. Tasse troppo alte e un pesante intervento governativo nel settore industriale rallenteranno il processo di crescita. 
 
 
Anche la Russia ha le sue carte false, soprattutto le pene dell'Unione Europea e con gli acquirenti di gas e petrolio. Nel Sud Africa, la situazione politica e civile, con le repressioni  e le forti ondate di violenza, si presenta altrettanto preoccupante. Per dare maggior coesione al gruppo, è stata proposta una banca BRICS dello sviluppo, ma non tutti gli anelli della catena sembrano essere d'accordo. Forse, tra loro, c'è chi ha già altri piani. 

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