La verità è che ci sono molteplici ragioni per essere ottimisti sull'economia turca. Lo rende noto Ercan Guner, a capo della sezione equity e fondi strutturati (equity Turchia) di Hsbc: "Grazie al piano piuttosto aggressivo di privatizzazione, che ha ridotto la presenza dello stato sui piani dell'industria, dei trasporti e delle comunicazioni durante gli ultimi 10 anni, la Turchia ha registrato una crescita del Pil reale di 5,1% annuo dall'implementazione delle riforme politiche ed economiche del 2011. Nonostante la crisi globale che si protrae dal 2008, la Turchia ha dimostrato elasticità e determinazione, dando prova di resistenza, grazie in parte al robusto sistema bancario. Per il 2013 stimiamo che l'economia turca farà registrare un Pil sostenibile capace di proseguire il trend, tendente al rialzo, di domanda domestica guidata da opportunità demografiche, basso livello di indebitamento, basso livello di tassi di interesse e recenti sforzi del governo di placcare e contrastare i problemi di deficit".
 

 

Quali sono, allora, i fattori chiave quando si va a comporre un portafoglio mirando alla Turchia? Secondo Hsbc gli elementi fondamentali sono: liquidità, conformità ai principi di corporate governance, assenza di azioni speculative, disponibilità di copertura di ricerca; da tenere presente anche il forte bilancio annuale, utilizzando al meglio il rapporto leva finanziaria e copertura del debito. Il piano di rilancio della Turchia punta, d'altronde, a ridurre la netta disparità nello sviluppo tra le varie aree del paese, promuovere la generazione di distretti industriali e la produzione locale di beni ad alto contenuto tecnologico. Convincente anche la combinazione di sgravi e sussidi da stabilire in base allo sviluppo socioeconomico delle zone del paese dove l'investimento è diretto, alla natura dell'investimento stesso e al settore d'attività.