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Petrolio, torna lo spettro speculazione

3/8/2011 | Federico Leardini

L'Opec promette di compensare le perdite di petrolio derivanti dal conflitto libico, ma dietro alla corsa del greggio torna la minaccia della speculazione


STOP ALLA CORSA - Cercare di porre un freno alla corsa del prezzo del greggio. Obiettivo nobile a prescindere, particolarmente apprezzabile se a perseguirlo sono coloro i quali da questa corsa sembrerebbero non averne che da guadagnare: gli sceicchi arabi.

Ma attenzione, perchè un incremento senza freni dei prezzi dell'energia si riflette quasi immediatamente nell'adozione di misure anticrisi da parte dei governi occidentali e nel conseguente contingentamento delle risorse energetiche, perciò, sostanzialmente in una minor richiesta di petrolio stesso.

L'esempio spagnolo della riduzione della velocità massima in autostrada per risparmiare il carburante (di cui abbiamo parlato ieri) fa il palio con la decisione di molti comuni italiani di limitare l'erogazione di calore attraverso i termosifoni, che molti di noi hanno potuto sperimentare negli scorsi mesi.

Da ciò la presa di posizione dell'Opec: il petrolio deve sgonfiarsi e per far questo si deve trovare qualcuno in grado di compensare il milione di barili al giorno che la crisi libica ha stoppato sulle coste del mediterraneo arabo.

Detto, fatto. Kuwait, Emirati arabi e Nigeria hanno fatto sapere di essere disposti ad aumentare congiuntamente la produzione di 300 mila barili al giorno, per affiancare lo sforzo dell'Arabia Saudita, che ha garantito un'erogazione supplementare di 700 mila barili.

 

ARRIVANO GLI SPECULATORI - Compensato quindi il disavanzo libico e corsa del petrolio che dovrebbe aver trovato il suo freno, quantomeno per quanto riguarda la stretta dinamica della domanda e dell'offerta...

Si, perchè a questo punto entra in scena la speculazione, che sui record del petrolio ha scritto pagine recenti della storia dei mercati.

I timori che il conflitto libico possa degenerare in vera e propria guerra civile potrebbe andare a pesare ancor più della reale situazione delle forniture sul sentiment dei trader e spingere a un nuovo rialzo l'oro nero.

"Al momento si sta cercando di capire se nei prezzi sia già inclusa la componente di timori per la possibile guerra in Libia" conferma Micheal Wittner, capo della ricerca sul petrolio di Societe Generale.

Ancora una volta, quindi, potrebbe essere necessario volgere lo sguardo a Ryad, per trovare conforto nella disponibilità di Sua maestà Abd Allah e dei membri dell'Opec.

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