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La lunga estate bollente di Italia e Spagna

7/24/2012 | Redazione Advisor

Per DWS CIO View "lo spettro ha tolto la toga greca per indossare un abito italiano su misura"


 

Domande, tante domande. I mercati saranno tanto turbolenti in questo trimestre quanto nell'agosto 2011? Che influenza hanno la crisi dell'Eurozona e l'economia sui mercati azionari? Quali sono le obbligazioni che offrono profili di rischio/rendimento più attraenti? Secondo lo scenario di DWS, tramite la visione di investimento del responsabile investimenti Asoka Woehrmann, lo spettro della crisi ha tolto la toga greca per indossare abiti italiani e spagnoli.

 
Nel primo trimestre 2012 risulta evidente che non c'è economia dell‘Unione monetaria europea ad essere arretrata quanto quella italiana: l‘economia si è contratta dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e per il 2012 non sorprenderebbe un declino dell‘1,5-2%. Non si è registrato alcun miglioramento del costo unitario del lavoro, e varie riforme proposte da Mario Monti si sono arenate. Ma perché si materializzi una turbolenza “stile estate 2011“, spiega Woehrmann, dovremmo temere qualcosa in più sul fronte economico. Dopotutto, non arrivano solo brutte notizie dal Bel Paese: per esempio, il deficit commerciale si sta rapidamente riducendo. Sarebbe più pericoloso se Monti dovesse perdere il sostegno popolare.
 
 
In Spagna sono le banche nazionali a essere in difficoltà. Mentre i depositi privati in Italia sono rimasti stabili negli ultimi sei mesi (da dicembre a maggio), i risparmiatori spagnoli hanno prelevato dai loro conti 90,3 miliardi di Euro. Nel frattempo, le banche hanno aumentato di 78,1 miliardi di euro i loro investimenti in titoli di Stato. Inoltre, sta emergendo una divergenza nei tassi commerciali nell‘ambito dell‘Eurozona, quindi la questione della stretta creditizia in Spagna è più pressante che mai. Il meccanismo di trasmissione monetaria non funziona più, la politica del denaro a basso costo fallisce proprio dove servirebbe di più. È per questo che i capi di Stato e i banchieri centrali vedono il settore finanziario come l‘anello debole da affrontare per primo”.

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