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7/4/2012 | Roberto Abate
Nuove intercettazioni aumentano i dubbi sul taglio del rating all'Italia da parte di S&P del 20 settembre 2011 (da A+ ad A) e del 13 gennaio 2012 (da A a BBB+). Secondo quanto emerge da un'intercettazione telefonica dello scorso 3 agosto 2011, il cui contenuto è stato reso noto ieri dalle agenzie di stampa, alcuni analisti di S&P la scorsa estate non ritenevano che l'agenzia avesse la "capacità" di sostenere azioni sul rating dell'Italia e consideravano necessario avere più personale con maggior esperienza.
L'intercettazione in questione è tra la responsabile di S&P per l'Italia, Maria Pierdicchi, e l'ex presidente Deven Sharma, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Trani, che ha aperto un fascicolo su esposto Adusbef e Federconsumatori. Nel mirino dei pm negli scorsi mesi sono finiti alcuni analisti dell'agenzia con l'accusa di manipolazione del mercato pluriaggravata e continuata, in relazione ai quattro report sull'Italia diffusi tra il maggio 2011 e il gennaio 2012, e l'a.d. in Italia Maria Pierdicchi, indagata per favoreggiamento degli analisti.
Rispondendo a Sharma, che gli chiede della "reazione del personale" in merito al posticipo di un'azione di rating a settembre, la Pierdicchi ha detto che "alcuni analisti non ritengono che noi avessimo la capacità di sostenere questo tipo di azioni di rating in Italia al momento, ritengono che serve più personale senior che si occupi dell'Italia adesso (...) vista la situazione molto delicata". Nelle intercettazioni, inoltre, si viene a sapere che gli analisti sapevano già lo scorso agosto che l'ex premier Silvio Berlusconi avrebbe pensato ad andare al Quirinale per un governo tecnico.
Per Giuseppe Vegas, inoltre, il declassamento dell'Italia di S&P del 13 gennaio scorso "è un giudizio assolutamente non condivisibile". Sentito in un'audizione con il pm di Trani, Michele Ruggiero, Vegas ha detto che l'agenzia americana "ha fatto un giudizio basandolo su un criterio diverso da quello precedente. E' passata da un giudizio di carattere politico a uno di sostenibilità del debito nel lungo periodo che è un giudizio diverso. Può essere o meno condivisibile".
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