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6/11/2012 | Roberto Abate
Sono settimane decisive quelle fino al 28 giugno, data del vertice Ue, per il destino della divisa comune europea. Nel frattempo domenica 17 giugno la Grecia tornerà al voto, decidendo di fatto se continuare a rimanere nella squadra euro o se uscire, mettendo a rischio la tenuta dell'area. E ancora. Il 22 giugno, a una settimana dal summit del 28 giugno, si incontreranno a Roma i leader dei quattro principali paesi della Ue (Monti, Merkel, Hollande, Rajoy) per cercare di trovare un'intesa in vista del vertice di fine mese.
Al centro dell'incontro, infatti, vi sarà il piano per creare una zona euro più integrata attaverso la nascita di un'unione bancaria e la creazione di un'unione di bilancio. Nel frattempo, se Atene decidesse di uscire dall'euro, le conseguenze più che sul piano economico (il debito greco pesa per il 4% sul Pil di Eurolandia) saranno su quello politico: gli investitori, infatti, comincerebbero a scommettere sull'uscita di altri paesi o sulla nascita di un'Europa a due velocità per evitare il collasso della Ue. Sul piano strettamente economico, l'Italia è poco esposta al debito greco: dei 306 miliardi di debiti, solo 58,4 sono attribuiti all'Italia dai meccanismi dell'Efsf/bce, mentre la quota di crediti italiani verso privati greci ammonta a 1,7 miliardi, contro i 34,7 della Francia e i 10,5 della Germania.
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