Tempo di lettura: 4min

Crisi: il sacrificio del singolo per il bene comune

5/21/2012 | marco.gementi

Può essere riassunta così la view di Michael Riddell, vice gestore del fondo M&G Global Macro Bond, per salvare l'Eurozona da una sua possibile disintegrazione.


Grande preoccupazione desta il ritiro dei depositi e il rischio di fughe dalle banche dell’Eurozona.

 

Secondo Michael Riddell, vice gestore del fondo M&G Global Macro Bond l’Eurozona ha vissuto un lento moto di fuga dalle banche fin dal momento in cui la Grecia ha iniziato a essere nei guai all’inizio del 2010, con un fenomeno di spostamento dei depositi dalle banche dei Paesi dell’Europa periferica verso i Paesi core dell’Europa.

 

Preoccupa la fuga di liquidità

L’accelerazione del fenomeno della fuga dai depositi è senza dubbio molto preoccupante, dal momento che, in assenza di garanzie, una uscita massiccia di liquidità dalle banche può rapidamente trasformarsi in un collasso bancario o di uno Stato. Il problema che i Paesi dell’Eurozona hanno di fronte è l’assenza di una rete di protezione. La BCE potrebbe inserirsci in questo processo, tuttavia è molto preoccupata che qualsiasi garanzia sia sui titoli di stato dei periferici sia delle emissioni delle banche di questi Paesi crei un dilagante rischio morale. I Paesi periferici risponderebbero rifiutando l’applicazione di riforme dolorose sicuri che sarebbero poi “salvati” non appena si trovassero nei guai. La BCE è anche limitata in ciò che può fare dato che è costituia dalle banche centrali dei singoli Paesi, che in ultimo appartengono ai contribuenti di quei Paesi. E i contribuenti tedeschi che avrebbero maggiore responsabilità per i salvataggi futuri, non vorrebbero finanziare i Paesi del sud Europa senza avere in cambio delle riforme. La medicina servita finora ha fallito di alleviare il problema. Le barriere di sicurezza che sono state costruite senza troppa determinazione sono da lungo tempo crollate; l’EFSF e l’ESM non hanno potuto evitare neanche la richiesta di salvataggio delle relativamente piccole economie di Iralnda e Portogallo.


La soluzione è l'unità fiscale

Affinché l’Eurozona rimanga integra nel lungo termine, è richiesta un’unità fiscale totale, e in effetti l’abolizione della sovranità individuale. Ma al momento,sembra che l’Europa si stia muovendo nella direzione opposta. Al nocciolo del problema dell’Eurozona ci sono le grandi differenze di bilancio attuali e le disparità competitive tra gli Stati membri dell’Eurozona. Questi squilibri devono essere eliminati. Finora, il piano è stato di ridurre le disparità di bilancio attraverso l’austerità, che riduce le importazioni e ripristina la bilancia commerciale, ma gli effetti collaterali sono dolorosi: crollo della domanda interna, recessione, e, quindi, potrebbe risultare in più alti livelli di debito pubblico. Il piano sta chiaramente fallendo.

 

Come evitare il collasso della zona Euro?

L’unica alternativa per evitare una disintegrazione dell’Eurozona sembrerebbe essere francamente un default all’interno dell’euro. Finora i Paesi che si sono indebitati troppo sono stati puniti, ma perché non sono stati puniti anche quelli che hanno prestato troppo? Ancora una volta, l’Europa del nord è stata sorpredentemente sorda a questa opzione, visto che si trova tra quelli che hanno eccessivamente prestato. Se dobbiamo pensare in loro difesa, tuttavia, un default non porterebbe probabilmente a delle riforme, e mentre la riduzione dell’ammontare di debito dei Paesi dell’Europa del sud aiuterebbe, è molto probabile che l’attuale crisi del debito si ripeterebbe in un futuro non troppo lontano. Quindi, la disintegrazione dell’Euro mi sembra la conseguenza più probabile. Questo sarebbe molto costoso e disturbante nel breve termine. Alcuni ne stimano un costo di oltre mille miliardi di euro, ma in realtà è del tutto impossibile dirlo e dipenderebbe dal tipo di crollo dell’euro, se fosse disordinato, molto disordinato o disordinato a livelli impensabili. In ultimo, se le autorità stanno discutendo i rischi di un crollo disordinato, questo crollo dovrebbe – per definizione – diventare più ordinato.

 

Gli assi della manica della BCE

Possiamo ottenere un rimando temporaneo dal panico se la Grecia riuscisse a formare un governo, ma questo si proverà sicuramente temporaneo, in quanto ulteriore austerità porta a prolungata recessione, malcontento civile maggiore supporto ai partiti politici estremisti (supporto già preoccupante visto che un cittadino greco su 14 ha votato proprio per un partita neonazista). La BCE molto probabilmente ha più assi nella manica, che potrebbero essere LTRO 3 o forse una qualche forma di QE, come acquistare titoli di Stati membri per una data porzione di PIL. Ma queste misure saranno ancora fallimentari nell’indirizzarsi agli squilibri sottostanti al nocciolo dell’Eurozona. 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?