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Grecia fuori dall'Euro: ecco tre scenari

5/18/2012 | Roberto Abate

Dal commento dedicato al mercato obbligazionario di AXA IM, emerge che la Grecia è tornata al centro delle preoccupazioni sia dei mercati sia delle autorità politiche


 

La Grecia è tornata al centro delle preoccupazioni sia dei mercati sia delle autorità politiche. Il risultato inconcludente delle elezioni greche, il 6 maggio, ha reso più realistico lo scenario di un’interruzione o sospensione del programma di salvataggio del Paese. La mancanza di un governo credibile o l’elezione di un governo anti-UE in seguito ad un secondo ritorno alle urne, si legge in un recente outlook obbligazionario di AXA IM, potrebbe implicare l’incapacità di Atene di proseguire con le riforme strutturali e fiscali e indurre la Troika (UE, FMI e BCE) a sospendere i pagamenti alla Grecia. Ma se Atene resterà o meno nell’UE dipenderà da ciò che la BCE è disposta a fare in merito, si legge nell’outlook:  potrebbe continuare a fornire liquidità alle banche elleniche, consentendo così un minimo funzionamento dell’economia.

 
L’uscita della Grecia quindi ha maggiori probabilità di verificarsi oggi rispetto a prima delle elezioni, prosegue l’outlook. “Le conseguenze di un simile evento - spiega Chris Iggo, CIO Global Fixed Income di AXA Investment Managers (AXA IM) - sono difficili da quantificare. E’ possibile che si verifichi un default sui debiti nei confronti dell’UE e della BCE e delle rimanenti obbligazioni greche ancora detenute dal settore privato (principalmente banche greche). Inoltre altri paesi periferici potrebbero subire il contagio, in particolare Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia. Nel breve termine, infine, i recenti trend di spread, rischio bancario e ed euro potrebbero accelerare. Un simile evento potrebbe scatenare l’inizio di una nuova fase della crisi, a seconda della reazione dei governi di altri Paesi”.
 
Diversamente, nel caso in cui i governi di altri Paesi periferici dovessero ribadire il proprio impegno verso le riforme – e si sono tutti dimostrati più volenterosi in termini di sforzi per raggiungere gli obiettivi fiscali – allora la Troika potrebbe in realtà mobilitare ancora il suo firewall per finanziare governi e sistemi bancari in quel che rimane dell’Area Euro. La BCE potrebbe ancora fornire finanziamenti di lungo periodo alle banche, ripristinare gli acquisti di titoli di Stato europei sul mercato secondario e tagliare i tassi d’interesse. Un tale scenario potrebbe inoltre porre una maggiore enfasi sulle politiche orientate alla crescita e sull’uso di alcuni dei fondi strutturali dell’UE per finanziare la creazione di posti di lavoro e progetti d’infrastrutture. In conseguenza, gli spread di rischio si ridurrebbero drasticamente. Le azioni europee migliorerebbero e i rendimenti sui titoli di Stato core salirebbero.
Un’altra considerazione è che i Paesi creditori potrebbero essere meno motivati a fornire ulteriore sostegno ai restanti membri dell’UE, a causa delle pressioni derivanti dai loro stessi elettori. Questa è un’altra eventualità.

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