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5/16/2012 | Roberto Abate
Quanto costerebbe l'uscita di Atene dall'area euro? E quali sarebbero le conseguenze sugli altri Stati membri, qualora ciò si verificasse? Gli esperti, e non solo i governi, in questi giorni stanno provando a immaginare, e calcolare, gli effetti di una simile ipotesi. Che dopo l'ultimo fallimento in Grecia di formare un governo (si tornerà alle urne a giugno) sta diventando sempre più realtà.
Anzitutto, però, per Atene l'uscita dalla divisa comune significherebbe automaticamente l'esclusione dall'Unione europea: nessuno Stato membro, infatti, può uscire dall'euro, e per farlo deve stracciare il trattato di adesione alla Ue. Poi dovrebbe tornare a stampare moneta, la nuova dracma, che secondo gli esperti potrebbe avere un valore sui mercati monetari più basso del 20 - 30% rispetto all'euro, ma che secondo il Wall Street Journal, che cita i precedenti di Argentina e Russia, potrebbe subire una svalutazione di lameno il doppio, ossia del 60 - 70%. Il rischio, quindi, è che Atene vada in contro a un'iper - inflazione che renderebbe ancora più poveri i greci erodendo il loro potere di acquisto. Insomma, l'uscita dall'euro è probabile che provochi un altro default della Grecia che potrebbe essere in grado di non rimborsare i prestiti ricevuti in euro e convertiti in dracme, andando incontro al collasso del sistema bancario e alla fuga dei capitali all'estero e condannando molte aziende, in assenza di liquidità, al fallimento.
Per gli altri Stati dell'Eurozona il principale spauracchio, invece, è il cosiddetto effetto contagio: Bruxelles infatti difficilemente riuscirebbe a convincere i mercati che l'uscita di Atene rimanga un caso isolato. E quindi i creditori si chiederebbero quale sia l'affidabilità di altri Stati in crisi, come Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia: i titoli di debito di questi Paesi verrebbero ulteriormente deprezzati e i rendimenti schizzerebbero in alto. Per Fitch, Francia, Italia, Spagna, Cipro, Irlanda, Portogallo, Slovenia e Belgio rischierebbero un ulteriore declassamento del debito sovrano, mentre l'Institute of international finance il danno globale all'economia causato da una probabile uscita di Atene ammonta a 1.000 miliardi di euro.
Una cifra credibile? Forse sì. I risparmiatori degli Stati in crisi vedendo i conti correnti dei greci trasformati dal giorno alla notte in dracme (e quindi dimezzati del loro valore) è probabile che inizino a trasferire i loro soldi nei Paesi più sicuri: in una parola, sarà fuga di capitali all'estero. E i risparmi poi confluirebbero nei beni rifugio, come Bund, franco svizzero e oro. Il sistema bancario europeo entrerebbe di nuovo in crisi, con effetti catastrofici sull'economia reale; Efsf ed Esm sarebbero di nuovo chiamati a intervenire. Il Pil dell'Eurozona peggiorerebbe ancora rendendo irrealistici i piani di riduzione del deficit e vanificando gli sforzi fatti dai governi fino ad ora. L'euro potrebbe rischiare sul serio di il fallimento.
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