Dopo le elezioni USA si intensifica il dibattito sul tema del Fiscal Cliff, il precipizio fiscale, che necessita di una soluzione in tempi rapidi e che domina le preoccupazioni dei mercati. 

 

Ma quali sono i termini della questione? "Alla fine del 2012 gli sgravi fiscali dell’era Bush vanno a scadenza inclusi: 1) temporanea riduzione dell’imposta sui redditi dei lavoratori dipendenti, 2) imposta su dividendi e capital gain, 3) sussidi di disoccupazione" spiega in un report Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management. "Inoltre a gennaio scatterebbero i tagli automatici alla spesa pubblica. L’obiettivo sarebbe di portare il deficit dal 7,3% su PIL stimato per il 2012 al 4% nel 2013. Tra aumenti fiscali e tagli alla spesa si stima un impatto sul PIL del 4%. In questo scenario poco probabile, gli USA entrerebbero in recessione e la disoccupazione salirebbe nuovamente oltre il 9%, uno scenario che né Democratici né Repubblicani vogliono rischiare. Si prevede quindi che si arriverà a una soluzione di compromesso anche se le ricette ideologiche dei due partiti sono diverse".

 

La questione diventa, a questo punto, quali saranno i tempi del compromesso. "Prima verranno definiti i dettagli in materia fiscale e minore sarà l’impatto sfavorevole sia sui mercati che sull’economia reale" spiega ancora Toschi. "Un accordo dell’ultimo minuto, ovvero a fine anno, sarebbe l’ipotesi peggiore. I mercati continuerebbero restare nel limbo dell’incertezza, e gli operatori economici rimanderebbero ogni decisione di spesa o di investimento o assunzione in attesa di capire il contesto fiscale. L’attività economica sarebbe penalizzata". 

 

Qualcosa di simile, in realtà, è accaduto nell’agosto del 2011 quando Demoratici e Repubblicani attesero fino all’ultimo momento per trovare un accordo sul rialzo dei tetto del debito. Un rischio di stallo politico che, secondo la market strategist di J.P. Morgan A.M., potrebbe inoltre aprire la strada a nuove revisioni al ribasso dei rating sugli USA, un evento non favorevole visto anche il livello di ipercomprato dei Treasury che potrebbero quindi essere più vulnerabili al downgrade rispetto al passato.

 

"Obama esce rafforzato dalle urne e questo facilita il processo di dialogo sia grazie alla continuità del governo, sia grazie alla forte adesione popolare ottenuta" spiega ancora Maria Paola Toschi. "Anche i Repubblicani sono apparsi consci di dover raggiungere un compromesso sul tema il prima possibile". Quindi? "Lo scenario plausibile è che gli sgravi fiscali vengano estesi solo alle famiglie con un reddito annuo inferiore a 250.000 dollari, ma la soglia potrebbe anche essere superiore" chiosa l'esperta. "Le aliquote d'imposta sui dividendi e le plusvalenze aumenteranno. Inoltre verranno confermate le imposte per finanziare la riforma del sistema sanitario per i meno abbienti. Infine solo la prima delle due manovre di riduzione della spesa approvate lo scorso autunno verrà implementata. Ciò potrebbe comportare un moderato drenaggio sull'economia, con un calo del deficit dal 7,3% del 2012, al 6,3% del 2013. L’obiettivo del 4% sarebbe rimandata al 2015". 

 

Questa scelta avrebbe il vantaggio di sostenere i consumi della classe medio bassa, mentre le imposte sui redditi da dividendi e da plusvalenze e l'imposizione di un contributo Medicare comporterebbe un impatto di breve termine non favorevole ai mercati. Ciò tuttavia sarebbe controbilanciato da una politica monetaria ancora espansiva grazie alla probabile riconferma del Governatore della Fed che invece il candidato repubblicano avrebbe voluto sostituire. "In sintesi" conclude Maria Paola Toschi "l’impatto netto per i mercati sarebbe più bilanciato, soprattutto dopo la correzione dei mercati seguita alle elezioni. Una risposta rapida aumenterebbe la visibilità sul 2013, e ripristinerebbe interesse sul mercato americano grazie anche ai livelli di valutazione delle azioni USA ancora interessanti".