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6/29/2019
I numeri non lasciano molto spazio alle interpretazioni: secondo quanto si legge nella Relazione Annuale 2018 dell’Organismo di Vigilanza e tenuta dell’Albo Unico il numero dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede è in calo: rispetto ai 55.861 cf iscritti nel 2017, alla fine del 2018 se ne contavano 55.335. E alla fine del mese di aprile del 2019 la contrazione risultava ancora più importante: oggi gli iscritti sono 55.073.
Una contrazione che potrebbe apparire fisiologica ma che assume, invece, toni più allarmanti se si considerano le cifre relative ai nuovi iscritti, ai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede “attivi”, alle fasce di età della popolazione di questo elenco dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari.
Per quanto riguarda i nuovi iscritti la frenata è importante: tra il 2017 e il 2018 si è registrato un calo del 29,2% passando dai 3.087 di due anni fa, ai 2.185 dell’anno scorso. Sopratutto a causa del forte calo del numero di iscritti “per diritto” (che verosimilmente sono dipendenti bancari inseriti nell’albo da parte dei vari istituti di credito che in questi anni si sono concentrati a sviluppare un’offerta di “consulenza fuori sede”, ndr): nel 2017 questi soggetti erano 1.539, l’anno scorso sono stati solo 877. Un trend negativo che sembra confermarsi anche nel 2019: “nei primi quattro mesi del 2019 i provvedimenti di iscrizione adottati sono pari a n.367” si legge nella relazione. “Il 71,1% delle iscrizioni si riferisce a consulenti che sono risultati idonei alla prova valutativa, il 17,7% è relativo a iscrizioni per possesso dei requisiti di professionalità e l’11,2% è costituito da re-iscrizioni. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (n. 975) si registra una significativa diminuzione e il saldo tra le iscrizioni e le cancellazioni è negativo (-246)”. Insomma ci sono tutte le condizioni per scendere, da qui a fine anno, sotto quota 55.000 iscritti.
Un abbandono dell’albo legato alla cancellazione di cf senza mandato? Niente affatto. Se si guarda all’andamento della popolazione attiva e di quella non attiva nel periodo 2016 - 2018 emerge una riduzione nel numero dei cf abilitati all’offerta fuori sede con mandato del 3% (sono passati dai 36.593 di quattro anni fa agli attuali 35.441), contro un aumento del 7% dei cf senza mandato (passati dai 18.518 ai 19.914 di oggi). Ci troviamo di fronte ad una popolazione in calo e sempre “meno attiva”.
Se a questi dati aggiungiamo quello relativo all’età emerge una fotografia non entusiasmante. Tra il 2016 e il 2018 l’unica fascia anagrafica che ha registrato un trend di crescita è quella tra i 50-65 anni: la popolazione appartenente a questa categoria è salita dell’11,6% passando da 25.103 unità a quota 28.032. Tutte le altre fasce di età hanno dovuto fare i conti con una contrazione: -3,5% gli ultra 65enni; - 10,5% quelli tra i 40 e i 49 anni; -5,7% i soggetti tra i 30 e i 39 anni; e -15% gli under 30.
I numeri non lasciano molto spazio alle interpretazioni: il ricambio generazionale oggi non esiste.
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