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7/8/2017
Il presidente dell'Organismo per la vigilanza e la tenuta all'Albo unico dei Consulenti Finanziari (OCF), Carla Rabitti Bedogni è fiduciosa sulla conclusione dell'iter per il passaggio delle funzioni di vigilanza dalla Consob a OCF entro giugno 2018 anche perché, come spiega ad Advisoronline, "dai tavoli tecnici che abbiamo realizzato per arrivare a individuare un'organizzazione della vigilanza, è emerso di fondo una voglia di vigilanza efficiente, sia da parte dei consulenti finanziari abilitati, sia da parte dei consulenti finanziari autonomi".
Un clima che ha messo l'OCF in condizione di avviare un dialogo costruttivo con Camera e Senato, e "la relazione di quest'anno apre la porte a un ruolo più istituzionale dell'Organismo" conferma ad Advisoronline il senatore Mauro Maria Marino che non si sbilancia sui tempi di chiusura dell'iter che porterà al passaggio di consegne tra Consob e OCF, ma si mostra ottimista e invita tutti ad ampliare il proprio raggio d'azione: "non dobbiamo limitarci ad analizzare la Mifid II esclusivamente sulla base degli effetti sull'operatività dei consulenti finanziari, serve un respiro più ampio che porti tutti gli attori coinvolti a cogliere il principio che accompagna la direttiva europea: la tutela del risparmio" chiosa Marino che ammette di "lavorare per sensibilizzare gli attori del mercato a temi ben più ampi dei normali orizzonti di business. Solo se condivideremo tutti gli stessi orizzonti raggiungeremo un risultato importante, per l'industria, per i risparmiatori e per l'intera società".
Ed è fuor di dubbio che dopo l'entrata in vigore della prima Mifid abbiamo registrato uno sviluppo importante della consulenza finanziaria, ma rimane alto il rischio che la consulenza finisca con l'essere un servizio riservato ai grandi patrimoni. "Esiste questo rischio" ammette Marino "anche perché al momento l'obiettivo dell'industria è stato quello di creare le condizioni per cui la consulenza finanziaria potesse essere retribuita. Ma se ci si limita a questo aspetto il rischio è aprire la via della consulenza solo ai grandi patrimoni, mentre chi non ha le disponibilità economiche sarà spinto a cercare vie alternative che, al momento, sembrano arrivare dal fintech".
Ed è un male? "No, ma è un fenomeno da monitorare" risponde il senatore. "Affidare la gestione dei propri risparmi esclusivamente a un algoritmo può produrre danni. L'algoritmo è per sua natura quantitativo ed è impensabile credere di poter affidare la gestione dei propri patrimoni esclusivamente ad un meccanismo che può presentare gli stessi limiti, ad esempio, di un motore di ricerca su Internet. Proiettare queste logiche nella consulenza finanziaria non credo sia la soluzione".
Rimane però il nodo dei costi che rischiano di essere troppo elevati quando si parla di consulenza finanziaria, e la capacità da parte dei singoli risparmiatori di valutare la qualità di un servizio di consulenza finanziaria resta ridotto. In questo scenario l'approdo al fintech appare quasi inevitabile. "Proprio per questo, e per evitare di demonizzare il fintech, credo sia importante lavorare parallelamente sullo sviluppo del mercato della consulenza finanziaria e sull'educazione finanziaria dei cittadini. Come ho ricordato nel mio intervento durante la relazione annuale dell'OCF, nel Regno Unito è stato dimostrato che un cittadino più informato e più consapevole registra un incremento del suo reddito previdenziale mediamente di 3.000 sterline. Non solo" continua Marino. "Sono convinto che i consulenti che sapranno raccogliere la sfida di servire i clienti più deboli e proveranno ad avvicinare al percorso della consulenza patrimoniale anche le fasce basse o medio-basse, non solo registreranno una crescita del proprio portafoglio personale ma anche, e soprattutto, miglioreranno la qualità della vita dei loro clienti e avvieranno un circolo virtuoso positivo per il Paese".
Una strada lunga e non semplice, ma "bisogna insistere" chiosa il senatore che considera la Mifid II, da questo punto di vista, "un aiuto": "la direttiva aiuta perché spinge molto sul tema dell'educazione finanziaria e della formazione professionale dei consulenti, due elementi che devono andare di pari passo. Gli attori che saranno in grado di recepire questo cambiamento e investiranno in questa direzione otterranno diversi vantaggi. Coloro che non raccoglieranno questa sfida perderanno delle opportunità" conclude Marino.
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