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8/10/2011 | Massimo Morici
Diventare un paese rifugio spaventa la Banca nazionale svizzera, che oggi ha deciso di intervenire nuovamente nel giro di una settimana contro l'eccessivo apprezzamento del franco. Ieri sera la divisa elvetica ha raggiunto la parità con la moneta unica europea: poco dopo le 21, un euro era scambiato a 1,0070 franchi. Quanto al dollaro, la moneta americana valeva 0,7183 franchi.
La debolezza dell'euro e del biglietto verde, infatti, sta spingendo gli acquisti di franchi che hanno toccato i minimi storici, ben sotto la soglia di 1,10. Troppo per la banca centrale della Confederazione, che stamane ha innalzato i depositi a vista delle banche dagli attuali 80 miliardi di franchi a 120 miliardi e, al fine di accelerare la liquidità dei franchi, riprenderà le operazioni swap su divise, uno strumento usato per la prima volta nel 2008.
Stando a fonti finanziarie citate da La Stampa, se l'euro si mantiene debole, Berna ha davanti due sole mosse: una tassa fissa tra il 2 e il 5% sui flussi di capitale in entrata, come fece il Brasile lo scorso anno per difendere il Real, oppure agganciare il franco all'euro, fissando un livello congruo nel tasso di cambio e immettendo o dreanando liquidità per mantenerlo stabile.
Il 3 agosto scorso, la Banca nazionale svizzera era intervenuta una prima volta contro l'apprezzamento del franco, decidendo di tenere il Libor a tre mesi possibilmente vicino allo zero e riducendo la banda di oscillazione del tasso di riferimento dallo 0-0,75% allo 0-0,25%. Parallelamente ha accresciuto gli averi che le banche detengono nei conti giro presso la banca centrale da 30 miliardi a 80 miliardi.
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