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3/28/2011 | redazione
Venti miliardi in meno in venti anni. E' questo il valore di quanto si è ridotto il risparmio delle famiglie, secondo una ricerca condotta da Confcommercio. Secondo l'ultima rilevazione dell'indagine Censis-Confcommercio sul clima di fiducia e di aspettative delle famiglie italiane e gli orientamenti di risparmio delle famiglie italiane.
Dall'indagine emerge che se dal 1990 ad oggi il risparmio annuo pro-capite si è ridotto di quasi il 60% (circa 4.000 euro nel 1990, 1.700 euro nel 2010). La contrazione del risparmio dipende da due importanti cause: la prima riguarda la stagnazione del reddito disponibile, se si dispone di minori risorse, è normale attendersi che si consumerà e si risparmierà meno. La seconda ragione è legata all'età della popolazione. Nel 2000 l'aspettativa di vita media degli italiani era pari al 40,9 anni per una popolazione di circa 57 milioni di persone; nel 2007 la vita media attesa era di 41,15 anni. Tra il 2000 e il 2007 il risparmio effettivamente cresce ma la dimensione demografica non spiega la caduta del risparmio tra il 2009 e il 2010. La ragione va quindi ricercata principalmente nella riduzione del reddito delle famiglie.
Ma anche se minore tale risparmio andrà investito? Come, quindi? Secondo l'indagine gli italiani investono buona parte del risparmio in abitazioni. La frazione del risparmio investita annualmente in abitazioni è difatti cresciuta negli ultimi vent'anni, tranne un livello una lieve discesa a cavallo dell'anno 2000. E anche dalle testimonianze emerge che i risparmi sono investiti per il 31,7% negli immobili, mentre il 29,5% preferisce la liquidità del conto corrente. Peccato però che anche quest'allocazione seppure cautelativa non è esente da rischi. Infatti la recrudescenza inflazionistica potrebbe ridurre il valore reale del risparmio accumulato in forma liquida. Forse bisognerebbe spiegare anche questo alle famiglie risparmiatrici.
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