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Consulenza, gli errori da evitare

3/24/2011 | redazione

L'attività di vigilanza svolta finora ha evidenziato diversi profili di attenzione. Uno di questi riguarda il rischio di orientare la consulenza sulla base dei sistemi di...


In occasione del I Forum sulla consulenza finanziaria, organizzato da Ascosim, il direttore della divisione intermediari della Consob, Giuseppe D’Agostino, ha affrontato la delicata questione della vigilanza.
Il passaggio da un orientamento emittente-intermediario/investitore, dove c’erano solo doveri informativi, all'orientamento emittente/intermediario-investitore, in cui si riscontra un metodo volto all’informativa ma anche all’assistenza, spinge anche le autorità di vigilanza a cambiare approccio. "Da un modello di vigilanza focalizzato sulla trasparenza dei prodotti offerti e sulla correttezza delle singole attività è ora necessario passare a un modello di vigilanza proattivo e preventivo volto a individuare le fonti dei rischi di condotte non corrette nella relazione con il cliente" si legge nella presentazione di D'Agostino

Secondo un tale approccio la Consob è chiamata a prestare maggiore attenzione alle modalità di svolgimento  del servizio di consulenza oltre che alle strategie commerciali degli intermediari abilitati. E ad una prima analisi del modello di business delle 125 Sim (24 di sola consulenza), 673 banche e 53 Sgr autorizzate a fornire un servizio di consulenza le criticità non sono mancate.

"L’attività di vigilanza svolta" si legge nella relazione "ha evidenziato i seguenti profili di attenzione: 1) la consulenza risulta prestata in abbinamento a servizi esecutivi sottende una logica transazionale, in base alla quale il servizio si risolve nella valutazione di adeguatezza della singola operazione raccomandata (non in relazione al portafoglio!); 2) la produzione di consulenza è orientata esclusivamente dal budget e dai sistemi di incentivazione, cosicché risultano oggetto di consulenza attiva solo i prodotti della casa o quelli distribuiti in forza di convenzioni di collocamento (mai i prodotti del mercato secondario!); 3)le modalità per la valutazione dell’adeguatezza sono risultate ancorate a logiche elementari di tipo sintetico che non consentono la piena valorizzazione di tutte le caratteristiche del cliente".

Per il futuro D'Agostino si è comunque dichiarato positivo anche perché la discesa in campo di nuovi soggetti come i consulenti finanziari indipendenti (si stima che siano 5000) e le società di consulenza finanziaria srl ed Spa (stima 100) determinerà un innalzamento della competitività dell'offerta della consulenza con inevitabili benefici per gli investitori. A condizione che chi punterà sul servizio di consulenza si impegni: a valorizzare la massa di risparmio amministrato nell’ottica del cliente; a definire un rapporto di durata con i propri clienti; ad assicurarsi fonti di reddito non congiunturali; a creare un assetto per la convergenza degli interessi propri e degli investitori.

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