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10/17/2012 | Massimo Morici
Ciò che accade tra gli investitori non è poi così diverso da alcuni sport e giochi. Almeno secondo Eric Falkstein, esperto di asset management e seguitissimo blogger americano del settore (è un sofisticato quantitative investor; qui il suo blog), che di recente ha fatto notare la dicotomia tra la tattica ottimale dei principianti e degli esperti.
Per esempio nel tennis, per diventare un buon giocatore, l’importante è mettere a segno buoni colpi; per essere uno mediocre, come sottolinea anche lo scrittore David Foster Wallace, basta ridurre al minimo gli errori, come fanno i “pallettari", ossia i giocatori che stanno prevalentemente sulla difensiva. Nel tennis professionistico, infatti, l’80% dei punti si vincono; in quello amatoriale l’80% si perdono, scrive Falkstein secondo cui le stesse regole valgono per gli scacchi, il wrestling e gli investitori: i principianti dovrebbero concentrarsi su come evitare gli sbagli, gli esperti in materia nel fare grandi mosse.
E così se la caratteristica principale di un investitore esperto è l’aggressività, è altrettanto vero che l’aspirante esperto (ma ingenuo) tenderà a mostrarsi più aggressivo di quello che è in realtà, perché sono proprio questi i segnali che indicano agli altri che lui è un esperto. Può capitare, quindi, che un advisor eviti di consigliare prodotti o titoli con una bassa volatilità e un rendimento sicuro, anche se minimo, ma che proteggono il cliente da eventuali perdite, che possono essere a volte anche consistenti: in questi casi, evidentemente, non si vuole passare per uno alle prime armi.
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