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4/24/2021 | Francesco D'Arco
“Crediamo che il rafforzamento della nostra presenza in Italia ci permetterà di rispondere più efficacemente alle esigenze della clientela internazionale, di valorizzare l’intera offerta di Société Générale e di generare ulteriori sinergie all’interno del gruppo Société Générale” (Olivier Lecler, responsabile di Société Générale Private Banking Europa e Lussemburgo, 16 marzo 2021).
“Barclays Private Bank vanta un potenziale europeo di prim’ordine, soprattutto in Francia e in Italia, dove stiamo investendo per la crescita futura. Avere dei private bankers esperti sul territorio permetterá a Barclays Private Bank di essere più vicina alle esigenze dei clienti locali, sfruttando al massimo la piattaforma di Dublino, che fungerà da base nello Spazio Economico Europeo (SEE)” (Jean-Christophe Gérard, ceo di Barclays Private Bank, 22 marzo 2021).
Sono queste le dichiarazioni che hanno accompagnato, da un lato, la trasformazione dell’ufficio di rappresentanza milanese di Société Générale in succursale per il private banking; dall’altro il “ritorno” di Barclays in Italia dopo la chiusura di Barclays Wealth nel 2013. Due annunci che non sono casuali e che non saranno, secondo i rumors, gli ultimi. Si parla di aperture in Italia di realtà come J. Safra Sarasin, Quintet Private Banking e One Swiss Bank. Debutti ufficiali o presunti che confermano l’interesse intorno alla clientela del wealth management, un mercato che vale oltre 1.150 miliardi.
Ma la vera grande spinta verso l’Italia, anche in un periodo come quello che stiamo vivendo, arriva dalla cosiddetta tassa fissa da 100.000 euro introdotta con la manovra 2017. Il regime agevolato è stato disegnato per attrarre ricchi rentier stranieri e qualche italiano “di ritorno” dopo almeno nove anni di residenza all’estero (nei dieci periodi d’imposta precedenti l’opzione). Una riforma che puntava a trasformare il Bel Paese in una sorta di Paradiso per Paperoni. E i numeri iniziano a confermare l’efficacia, da questo punto di vista, della riforma: al terzo anno di applicazione della norma, sono stati 421 i soggetti che hanno trasferito la residenza in Italia per sfruttare la tassa fissa da 100mila euro. Il dato è riferito all’anno d’imposta 2019 ed è quadruplicato rispetto ai 99 beneficiari del primo anno di applicazione. Se il trend sarà confermato, superata la pandemia, il numero di attori private pronti a guardare all’Italia potrebbe aumentare.
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