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Il ritorno delle banche

3/30/2011 | Giancarlo Vinacci

A volte ritornano. Anche se recentemente il terrore ha pervaso molti consulenti del credito, il riferimento non è al noto film horror del 1991, bensì ad alcune delle grandi banche che stanno rientrando, caute ma decise, nel “business dei mutui”.


Cercherò di illustrare e documentare, passando dall’analisi del 2010 alle ipotesi del 2011, come le banche sono tornate a finanziare le famiglie dando quindi credito alle aziende che garantiscono i loro emolumenti e quindi la ripresa in atto. Il 2010 è stato l’anno della ri-stabilizzazione caratterizzato dalla ripresa della domanda, dal rialzo del numero delle compravendite e dai prezzi mediamente invariati rispetto ai livelli di fine 2009. I punti di attenzione del 2010 si sono incentrati su diversi interventi a sostegno delle famiglie come portabilità, rinegoziazione, piano famiglie ABI e sospensione delle rate di mutuo. Il 2011 è l’anno della fase ascendente della ripresa caratterizzato da una significativa crescita delle compravendite, da una lieve correzione al rialzo dei prezzi di vendita, da miglioramenti del mercato del credito e da possibile aumento degli acquisti per investimento per effetto della cedolare secca. L’accelerazione dei finanziamenti (privati e imprese) degli ultimi mesi dell’anno è stata pari al +4% tendenziale e la dinamica del mercato italiano appare più performante rispetto all’Area Euro, dove il livello di incremento annuo si è fermato a + 1,9%. È soprattutto nel finanziamento ai privati che si registra l’incremento maggiore (+7,6% contro una media Area Euro del + 4,1%). I “leading indicators” dell’OCSE, ovvero gli indicatori economici utilizzati per anticipare l’evoluzione del ciclo economico, confermano che la crescita riprenderà con maggior vigore, che continua a salire la fiducia nelle imprese, che l’attività produttiva mostra una ripresa e, a livello congiunturale, si registra una crescita. Ma soprattutto che le famiglie italiane continuano ad essere le meno indebitate d’Europa (65% contro la media europea 79%). Dopo il lungo ciclo positivo dell’immobiliare, iniziato nella seconda metà degli anni ‘90, durante il quale i volumi delle compravendite sono costantemente cresciuti fino ad avvicinarsi alla soglia di 850.000 scambi all’anno (2006), la fase di ridimensionamento che ne è seguita sembra essersi conclusa, e si registra una positiva, anche se limitata, inversione di tendenza. La tradizionale fiducia delle famiglie italiane nell’investimento nel mattone torna a manifestarsi, tanto da far prevedere per il 2010, dopo 3 anni consecutivi di calo dei volumi, un leggero progresso nelle compravendite, che possono essere stimate in 630.000, +3,4% rispetto al 2009). L’incidenza delle banche specializzate rispetto ai grandi gruppi e le banche ordinarie è passata dal 15,5% del 2008, al 10,30% del 2009 e per il 2010 il dato non dovrebbe superare l’8%, circa la metà di due anni prima. Quanto visto riconferma le tendenza positive del 2011 ed anche la volontà di riconquistare il terreno perduto da parte dei grandi gruppi. 

 

Articolo tratto dal numero di marzo di ADVISOR

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