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12/9/2024 | Redazione ADVISOR
Il quadro macroeconomico alla fine del 2024 appare positivo, l'inflazione è in calo e i tassi d'interesse stanno scendendo. Nonostante ciò, le valutazioni (47%) e i tassi d'interesse (43%) restano le principali preoccupazioni per gli investitori istituzionali nel 2025, secondo i risultati dell’ultimo survey di Natixis Investment Managers (Natixis IM).
Natixis IM ha intervistato 500 investitori istituzionali che gestiscono complessivamente un patrimonio di 28,3 trilioni di dollari a livello globale per pensioni pubbliche e private, assicurazioni, fondazioni, dotazioni e fondi sovrani di tutto il mondo. Dopo un biennio di bull market in cui gran parte dei guadagni si sono concentrati sui nomi del tech, gli investitori istituzionali individuano nelle valutazioni il rischio di mercato numero uno (47%), con due terzi (67%) degli istituzionali per cui le valutazioni azionarie non riflettano attualmente i fondamentali. Senza però perdere l’ottimismo: tre quarti (75%) ritengono che il 2025 sarà l'anno in cui i mercati si renderanno conto del peso delle valutazioni, anche se (72%) affermano che la sostenibilità dell'attuale rally di mercato sarà determinata dalla politica delle Banche centrali.
I timori di recessione svaniscono
Il sentiment è migliorato significativamente nel corso di quest'anno: il numero di istituzionali che ritengono inevitabile una recessione è sceso dal 51% del 2024 ad appena il 30%. Quasi due terzi (57%) non prevedono affatto una recessione nel 2025 e meno di uno su cinque (18%) pensa ad una recessione tale da stroncare l'attuale rally. In definitiva, la stragrande maggioranza (64%) degli intervistati auspica un atterraggio morbido nella propria regione e solo il 20% è preoccupato uno scenario di no landing. Un numero minore di intervistati prevede un cosiddetto atterraggio duro (10%) e si preoccupa della stagflazione (6%). Allo stesso modo, gli istituzionali sono più positivi riguardo all'inflazione, con più di tre quarti che crede in una diminuzione (38%) o che rimarrà ai livelli attuali (38%) nel 2025. Nel complesso, due terzi (68%) sono fiduciosi che l'inflazione raggiungerà i livelli target nel corso del prossimo anno, mentre poco meno di un terzo (32%) è preoccupato di possibili picchi inflativi nel 2025 che possano danneggiare l'economia globale.
Minacce economiche
Nonostante l'ottimismo, gli investitori istituzionali vedono ancora un ampio ventaglio di minacce economiche per l'anno a venire, e le loro maggiori preoccupazioni riguardano le relazioni tra Stati Uniti e Cina (34%) e l'espansione dei fronti militari in corso (32%). Sebbene le loro prospettive di mercato siano ottimistiche, gli investitori istituzionali sono realistici: nonostante il percorso relativamente tranquillo delle principali asset class nel 2024, molti prevedono un aumento della volatilità fronte azionario (62%), obbligazionario (42%) e valutario (49%) nel 2025.
In altri ambiti, mentre il sentiment sulle criptovalute è più che raddoppiato (38% rispetto al 17% del 2024), data la natura speculativa degli investimenti in crypto e la volatilità che li accompagna, il 72% non le ritiene adatte alla maggior parte degli investitori e un altro 65% crede non siano un'opzione di investimento legittima per gli istituzionali. Tuttavia, i piani di portafoglio mostrano un elevato livello di fiducia, con il numero di istituzionali che sta attivamente diminuendo il rischio nei propri portafogli sceso al 48% dal 56% nel 2024. Inoltre, quattro su dieci affermano di voler assumere attivamente un rischio maggiore nel 2025.
Marco Barindelli, Country Head per l’Italia di Natixis IM, ha commentato, “Gli investitori istituzionali si avvicinano al 2025 con un maggiore senso di ottimismo. Pur vedendo una serie di rischi all'orizzonte, sembrano fiduciosi nella loro capacità e in quella del mercato di resistere alle pressioni geopolitiche e ai potenziali cambiamenti macroeconomici per uscirne vincitori. Pochi stanno modificando la strategia a lungo termine, ma riconoscono di poter aumentare le proprie possibilità con modifiche tattiche a livello di allocazione. Tuttavia, il successo a lungo termine sarà ancora determinato dalla capacità di leggere i fattori macroeconomici e di mercato di oggi”.
Un boom dei mercati privati?
Gli istituzionali prevedono di continuare ad aumentare gli investimenti in alternativi nel 2025, dato che sei su dieci (61%) credono che un portafoglio 60:20:20 diversificato con investimenti alternativi supererà il tradizionale mix 60:40 di azioni e obbligazioni. Per quanto riguarda la destinazione dell'allocazione del 20%, gli istituzionali sono convinti di voler aggiungere più asset privati in portafoglio. Tra tutte le loro scelte, quasi tre quarti (73%) sono più ottimisti sul private equity nel 2025, con un notevole aumento rispetto al 60% di un anno fa. È probabile che la situazione cambi nel corso del prossimo anno, poiché quasi otto su dieci (78%) credono che la riduzione dei tassi migliorerà il flusso di transazioni nei mercati privati e quasi tre quarti (73%) ritengono che nel 2025 sarà emesso più debito privato per soddisfare la crescente domanda dei mutuatari. In generale, il 65% dichiara di guardare a nuove aree di interesse, come le opportunità legate all'intelligenza artificiale.
Emergenti consapevoli del decoupling con la la Cina
I mercati emergenti sono stati recentemente zavorrati dal deterioramento dell'economia cinese, infatti quasi otto su dieci (79%) ritengono che un contesto di crescita inferiore sarà la nuova normalità per Pechino. Sei su dieci (60%) ritengono che il peggioramento delle condizionii economiche cinesi frenerà la crescita dei mercati emergenti. Tuttavia, gli investimenti nell’universo degli emergenti appaiono più positivi per l'anno prossimo: oltre la metà (53%) afferma che sono pronti a decollare nel 2025. A tal fine, tre quarti (75%) affermano che sarà necessario un allentamento della politica monetaria nei mercati sviluppati per contribuire ad accelerare la crescita. Quasi tre quarti (74%) ritiene che un consapevole decoupling con la Cina offrirà ad altri mercati emergenti l'opportunità di scalare la classifica globale. Oltre sei su dieci (62%) affermano che la regione Asia ex-Cina sarà la migliore opportunità per i mercati emergenti nel 2025, e altrettanto (63%) crede nel superamento dell'India sulla Cina come primo mercato emergente per gli investimenti.
I mercati premieranno la gestione attiva
Quasi tre quarti (70%) degli investitori istituzionali affermano che i mercati favoriranno la gestione attiva nel 2025 e quasi sette su dieci (67%) hanno dichiarato che i loro investimenti gestiti attivamente hanno sovraperformato i loro benchmark negli ultimi 12 mesi. Considerando l'evoluzione dei tassi d'interesse e del credito, è probabile che gli istituti beneficeranno degli investimenti attivi. Nel complesso, sette su dieci (70%) affermano che la gestione attiva è essenziale per gli investimenti obbligazionari.
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