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5/26/2018
Nella settimana che ha visto la nascita del Governo "giallo-verde" il mondo della finanza è stato spronato apertamente da Papa Francesco con il documento "Oeconomicae et penuiariae quaestiones" che ha affrontato l'annosa questione del valore etico dell'economia e della finanza. Un tema non nuovo per Papa Francesco: già nella sua enciclica "Laudato si. Sulla cura della casa comune" del 2015 toccò, tra le altre tematiche, anche quello etico-economico. "Ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune" scriveva allora Papa Francesco, che non è il primo rappresentante della Chiesa a mandare inviti diretti ad agire sulla moralità di chi opera in finanza (lo stesso Papa Benedetto XVII toccò più volte l'argomento arrivando a beatificare nel 2012 l'economista Giuseppe Toniolo, ndr).
Ma quello che ha colpito dell'ultimo documento sul tema economico del Vaticano è stato il riferimento esplicito al mondo della consulenza finanziaria e della gestione del risparmio: "è infatti importante sapere se i propri capitali vengono impiegati a fini speculativi o meno, così come conoscere chiaramente il grado di rischio e la congruità del prezzo dei prodotti finanziari che si sottoscrivono. Tanto più che solitamente il risparmio, specie quello familiare, è un bene pubblico da tutelare e cerca un’ottimizzazione avversa al rischio. Lo stesso risparmio, quando viene affidato alle mani esperte dei consulenti finanziari, esige di essere ben amministrato e non semplicemente gestito". E da lì parte la lista dei comportamenti "moralmente criticabili nella gestione del risparmio da parte dei consulenti finanziari" (articolo Papa Francesco parla ai consulenti finanziari).
Il dibattito intorno alle riflessioni lanciate dal Vaticano è subito partito, ma a volte i dibattiti hanno il limite di non tradursi in azioni concrete. Questa volta, invece, possiamo citare una risposta concreta al delicato tema della "moralità" dell'economia e, in particolare della "gestione del risparmio": nello stesso periodo in cui Papa Francesco preparava insieme ai suoi collaboratori il documento dedicato anche ai consulenti finanziari, UNI (Ente Italiano di Normazione), in collaborazione con Assonova - Associazione Consulenti Finanziari guidata da Alessio Amadori, preparava e pubblicava il documento prassi di riferimento dal titolo "Operatori settore credito, finanza, previdenza e assicurazioni - Linee guida per la gestione dell'integrità" .
Il documento, pubblicato il 25 maggio 2018, si propone di elaborare una guida per codificare un nuovo sistema di governance del processo di sviluppo e gestione dell'integrità aziendale e del codice di integrità degli operatori del settore finanziario, creditizio, previdenziale e assicurativo, al fine di supportare e diffondere all'interno delle organizzazione la "cultura dell'integrità".
"In Italia i recenti scandali bancari hanno senza dubbio aggravato la sfiducia dei cittadini verso gli intermediari e le istituzioni del settore finanziario ed è illusorio pensare che i conseguenti interventi legislativi possano essere risolutivi" si legge nel documento. "La sfiducia nel settore finanziario avrebbe invece bisogno di un intervento radicale e profondo che agisca sulla sua causa, ossia sul deficit di cultura dell’integrità nelle organizzazioni, come diverse esperienze internazionali stanno dimostrando". Esperienze che invitano a riconoscere che "una delle cause principali" della sfiducia verso gli attori economico-finanziari è di tipo "culturale" - appunto -, e riguarda "il grado di moralità del settore finanziario".
Per questo secondo gli autori di questa prassi di riferimento - che ricordiamolo resta disponibile per un periodo non superiore a 5 anni, tempo massimo entro il quale può essere trasformata in un documento normativo (UNI, UNI/TS, UNI/TR) - è necessario "varare una profonda autoriforma culturale mediante un programma di sviluppo dell’integrità morale delle organizzazioni e degli operatori del settore finanziario, in collaborazione con le autorità di controllo e con tutti gli stakeholder della società civile, che possano elaborare insieme un codice di ragionamento etico che poi sia attuato dagli intermediari con una attività di formazione valoriale degli operatori e monitorare i suoi risultati nel tempo".
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