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7/30/2024 | Francesco D'Arco
“Nonostante le difficoltà economiche globali, Enasarco ha lavorato senza tregua per garantire la stabilità e la crescita. Abbiamo messo in sicurezza la Fondazione. Abbiamo mantenuto una gestione prudente e sostenibile dei nostri fondi, garantendo una solida base per il futuro”. In occasione dell’Assemblea dei delegati 2024 di Enasarco, svoltasi oggi 30 luglio, il presidente Alfonsino Mei mette subìto in evidenza quello che considera essere un risultato fondamentale, la stabilità della Fondazione.
“Nel 2023 il patrimonio della Fondazione è salito a 8,7 miliardi di euro, segnando una crescita del 5% rispetto all’anno precedente” ha affermato Mei. “La nostra riserva legale rappresenta ormai 5,43 volte il valore delle prestazioni previdenziali. Anche in questo caso, un netto miglioramento rispetto agli anni precedenti. Abbiamo dato un segnale forte della nostra resilienza e della nostra capacità di adattamento”. Un risultato che lo stesso Mei definisce importante perché non si deve dimenticare che la Fondazione è punto di riferimento per oltre 237mila professionisti, “a cui offriamo un sistema di welfare completo, sempre più personalizzato. A loro diamo un supporto essenziale, con oltre un miliardo di euro di prestazioni previdenziali erogate e più di 20 milioni di euro in sussidi straordinari. In valore, restituiamo dunque molto più di una semplice pensione integrativa” ha spiegato Mei, che però non si è limitato a sottolineare i traguardi raggiunti, ma si è spinto oltre chiedendo interventi ai “decisori pubblici” che devono riconoscere “pienamente” il valore e “l'importanza delle casse previdenziali. Adoperandosi anche per correggere storture che si sono generate nel tempo” ha chiarito il presidente. “Nel caso di Enasarco mi riferisco, in particolare, alla necessità, stringente e non più rinviabile, di un adeguamento normativo della legge 204/85. Si tratta di un dispositivo di 40 anni fa, che non riesce ad individuare le nuove forme delle professioni di intermediazione. Oggi ci sono circa 65mila figure - procacciatori d’affari con partita IVA, mediatori online, influencer e altri - che dovrebbero essere iscritte ad Enasarco e non lo sono. Il ritardo della normativa nel riconoscere queste nuove figure ha portato non solo ad un’emorragia di iscritti, ma ad un fenomeno di vera e propria evasione contributiva”. Insomma: “Bisogna cambiare subito direzione”.
Anche perché Enasarco, attualmente, è oggetto di un’erosione costante della base di iscritti. Questa erosione, per ora, ha un ritmo contenuto. La sua velocità, però, aumenterà drammaticamente se non si troveranno soluzioni. “Allargare il bacino previdenziale di Enasarco vorrebbe dire, inoltre, ridurre lo squilibrio di concorrenza tra chi paga il dovuto e chi evade” ha chiarito Mei. “So bene che questa nostra posizione ha fatto rumore. In particolare, la parola ‘influencer’ ha colpito l’opinione pubblica. Non si tratta di una boutade. Nel nostro settore, come in molti altri, l'evoluzione tecnologica è stata più veloce dei regolatori. Ci siamo trovati di fronte a nuovi modelli di business e nuove professioni. Molte volte, però, sono solo nuove modalità di svolgere lo stesso mestiere, rese possibili dalle tecnologie”.
E a riguardo ha, però, specificato che “non ci rivolgiamo a tutti gli influencer. Parliamo solo di quei professionisti che svolgono, di fatto, attività di mediazione, e che per questo devono rientrare in Enasarco” ha spiegato Mei. “Questa nostra valutazione ha basi solide. Con una sentenza di marzo, il Tribunale di Roma ha confermato le nostre considerazioni sulla natura dei rapporti tra aziende e intermediari digitali. Ha stabilito infatti che anche i cosiddetti ‘influencer’ che, attraverso la rete, svolgono in modo continuativo l’attività di promuovere i prodotti di un’azienda, in realtà svolgono attività di agente di commercio. È quello che sosteniamo noi, e siamo stati lieti di tale autorevole conferma”.
L’iniziativa su questo fronte, però, “dovrebbe venire dalla politica, non dai tribunali” ha ribadito il presidente di Enasarco. “Serve urgentemente una revisione normativa, che auspichiamo arrivi già con la prossima legge di bilancio, per estendere le tutele di Enasarco anche alle nuove professioni e ai nuovi soggetti dell'intermediazione”. E tra questi non ci sono solo influencer e agenti di commercio 2.0. “In Enasarco dovrebbero rientrare anche molte grandi piattaforme web che, nella realtà, esercitano integralmente o in parte un'attività di mediazione. In tutto il mondo, si è iniziato a riflettere profondamente sull'impatto che i giganti dell'online hanno sull'economia dei paesi in cui operano” ha concluso Mei.
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