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8/20/2024 | Daniele Barzaghi
Se pensate che le criptovalute siano semplicemente un fenomeno da speculatori e gli NFT immagini digitali per collezionisti nerd forse siete rimasti un po’ indietro.
Le criptovalute come fenomeno finanziario sono come le creste delle onde che ogni tanto si gonfiano e si infrangono contro gli scogli. La parte importante dell’oceano non sono loro, sono le correnti, che si muovono invisibili a centinaia di metri sotto la superficie dell’acqua e, attraversando il globo, lo trasformano.
Nel mondo dei criptoasset le correnti corrispondono alle tecnologie sottostanti (blockchain e simili complessità) che hanno già iniziato a generare aziende, ricavi e posti di lavoro. Per l’intuizione di persone curiose che poco più di un decennio fa avevano intuito come la decentralizzazione potesse rivoluzionare ogni settore.
Americo Cacciapuoti (in foto sopra), fondatore e ceo di Wov Labs, è uno di loro. Casertano, ha girato il mondo per oltre un decennio come indossatore, arrivando a fondare un’agenzia di moda, 3MModels (che tuttora possiede), portando in Occidente modelle e modelli cinesi quando ancora nessuno lo faceva.
Nel 2011 si è poi trasferito a New York e qui il suo percorso ha finalmente incrociato quello di bitcoin e compagni. “La città era carissima e la carriera dei modelli estremamente incerta, sempre legata a un nuovo casting o a un ingaggio che, seppur buono, poteva essere l’unico per mesi” ricorda Americo.
“Da appassionato di tecnologia, ero sempre attento alle novità che potessero generare ricavi alternativi, e così mi imbattei nei Bitcoin. Iniziai a minarli col mio pc - ai tempi era possibile - ed accumularli per passione. Il bitcoin ai tempi non aveva valore economico: si usavano sui forum di appassionati come ricompensa, e conferimento di reputazione, ai membri più attivi e interessanti della community”.
Come molti pionieri delle cripto, Americo iniziò a collezionare Non Fungible Token, prima sui canali di Ethereum e poi, quando questa piattaforma era divenuta ridicolmente cara da utilizzare, su Tezos, la cosiddetta blockchain dell’arte, e infine su VeChain.
Vi siete persi? Quelle citate sono celebri criptovalute, che possiedono valore perché collegate ognuna a un ecosistema blockchain, in cui sviluppatori e utenti possono costruire e interagire con diverse applicazioni: in questo caso, ed è quello che qui ci interessa, marketplace NFT, ovvero mercati di opere d’arte digitali, validate dalla blockchain.
“Da collezionista di NFT mi trovai a gestire uno di questi mercati e mi calai ner ruolo di curatore” riprende Americo. “Fondai World of V, il mercato d’arte di VeChain, e oltre ad accogliere artisti già abituati al mezzo, il mio lavoro consisteva nel mostrare ai pittori tradizionali il vantaggio concreto di creare multipli digitali delle loro opere d’arte reali, i token: oltre alla vendita iniziale, ogni volta che un gemello digitale di una loro opera passava da un venditore a un acquirente avrebbero ricevuto una commissione diretta. Una forma di retribuzione impensabile nel mondo reale, a causa delle intermediazioni delle gallerie”.
“I token però non rappresentano soltanto oggetti di valore; possono anche agire come passaporti digitali indelebili che ne documentano storia e passaggi di proprietà. E, da questo assunto, creai Wov Labs, spiegando agli imprenditori il valore che una simile tracciabilità poteva avere anche per i loro prodotti reali”.
“Prendiamo l’esempio di un collezionista o di un mercante di bottiglie di vino pregiate. Per lui è fondamentale sapere la storia di una singola bottiglia, vecchia di decenni se non di secoli, per comprendere il valore del vino che sta acquistando. Certo la cantina, l’etichetta, qualcosa ci dicono ma come facciamo a sapere quale sia stata esattamente la vita di quella singola bottiglia una volta tappata? Se sia rimasta riparata in una cantina alle giuste condizioni o se invece sia passata da mille mani? Se a quella bottiglia abbiniamo un indissolubile gemello digitale il suo percorso sarà sempre rintracciabile e il valore realmente calcolabile, senza possibilità di truffa o falsificazione”.
“E naturalmente non è utile solo per gli oggetti del passato ma anche per quelli prodotti oggi: grazie a una smart tag inserita in una borsa di lusso, in una racchetta da tennis di Djokovic, in una maglia di calcio dell’Empoli o nei trofei degli Internazionali BNL d’Italia. E non ho fatto esempi a caso: sono già nostri clienti”.
“Il mondo dellle tecnologie Web 3 è piuttosto complesso e gran parte del nostro lavoro è cercare di spiegarlo nel modo più semplice” segnala Americo.
“Di cosa abbiamo bisogno oggi? Di clienti, sì, anche se già ne abbiamo; ma sopratutto di investitori e venture capital, come negli Stati Uniti e altrove in Europa, che vogliano fare impresa nel settore. Abbiamo patrimoni sufficienti per costruire. Ora ci servono capitali per scalare posizioni mondiali”.
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