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7/12/2017
Una cifra record, 138,6 milioni di euro: è quanto è stato raccolto in Italia tra l'1 luglio 2016 e il 30 giugno 2017 attraverso le piattaforme di crowdinvesting, cifra che ha portato il valore totale del mercato a 189,2 milioni. Il crowdinvesting, che a livello mondiale ormai catalizza ingenti risorse, si va dunque affermando anche da noi come strumento alternativo di finanziamento, in particolare per le piccole e medie imprese, coinvolgendo la 'folla' di Internet per raccogliere capitale. A sancirlo è il secondo Report italiano sul Crowdinvesting, realizzato dall'Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano che analizza i principali player dei tre i comparti del settore, cioè l'equity crowdfunding, il lending crowdfunding e l'invoice trading.
Considerando l’equity crowdfunding alla data del 30 giugno 2017 i portali autorizzati in Italia erano 19 come nel giugno 2016 (con alcuni nuovi arrivi e alcuni ritiri) ma le campagne di raccolta all’attivo erano più che raddoppiate, passando da 48 a 109, di cui 36 chiuse con successo, 53 chiuse senza successo e 20 ancora aperte. Il capitale raccolto dal 2012 ammontava a 12,4 milioni di euro, di cui ben 6,85, cioè oltre la metà, soltanto negli ultimi 12 mesi. Alla stessa data l’Osservatorio aveva censito 1.196 investitori: 1.068 persone fisiche, in netta predominanza uomini sui 43,3 anni di media (ma è aumentata l'incidenza dei giovani), e 128 persone giuridiche, tra cui è ancora troppo poco frequente la presenza di investitori professionali in ambito finanziario, come i fondi di venture capital.
Nell’ambito del lending crowdfunding le piattaforme attive sono decisamente aumentate: al 30 giugno 2017 erano 6 in ambito consumer (3 un anno fa) e 3 in ambito business (era una soltanto un anno prima). Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 88,3 milioni di euro, di cui 15 erogati a imprese. Il flusso degli ultimi 12 mesi è stato pari a 56,6 milioni e ha determinato una crescita sostanziale del mercato, grazie soprattutto all’arrivo in Italia di due piattaforme francesi, ma anche alla crescita del segmento business. I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultano essere più di 11.000, per il 90% maschi con un’età compresa fra 38 e 46 anni.
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