"Siamo tornati in carreggiata". "Va tutto bene". "Aspettate: a volte è complicato interpretare il mercato, non è sempre possibile uscirne vincitori". Tra ottimismo e realismo, John Paulson, cinquantaseienne fondatore di Paulson & Co. e re Mida degli hedge fund - nel 2010 ha intascato oltre 5 miliardi di dollari e nel 2007, mentre il mercato era in collasso, quasi 4 - ha forse raggiunto il suo momento di declino. Lo lascia intravedere, tra la polvere dei suoi avversari e dei colleghi di scommesse, il settimanale Bloomberg Businessweek, che gli incolla un postit-it in volto nella sua copertina: "Il grande perdente", sta scritto.

 

Secondo le prime stime, già dopo il decoroso exploit del 2007, la somma totale dei guadagni personali toccava quota 30 miliardi di dollari. Le cose sono proseguite (bene) sino al 2011. Poi, i suoi fondi più importanti, Paulson Advantage e Advantage Plus, hanno perso rispettivamente il 36% e il 52%, e la nota è rimasta di color rosso sino al 2012, quando la discesa ha giocato a campana con queste percentuali: 6,3% e 9,3%, un dato che risale alla fine di maggio. Secondo Bloomberg, nei giorni recenti l'industria di hedge fune ha rappresentato un cul-de-sac per "nerd" e disadattati che "non si sono curati delle politiche sclerotiche delle grandi banche di investimento".

 

Nel frattempo, anche il super-ricco di Wall Street, Paulson, raccoglie i pezzi persi tra il 2010 e il 2011: stando a quanto rivela Forbes, il valore della rete griffata Paulson sarebbe di 12,5 miliardi di dollari, dopo una vorticosa discesa pari a 16 miliardi, nel marzo 2011. "Abbiamo commesso errori - ha ammesso Paulson - la nostra performance nell'anno 2011 è stata chiaramente inaccettabile. Ad ogni modo, crediamo che il 2011 sia stato un'anomalia nelle nostre performance a lungo termine".