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Fondi e gestori: ecco chi merita la fedeltà del consulente (ex-promotore)

9/9/2014 | Massimo Morici

Nei tre anni successivi al cambio di casacca i prodotti azionari difficilmente riescono a battere il benchmark. Lo rivela uno studio della Cass Business School su 971 fondi


Ogni volta che una star dell'asset management lascia un fondo per la concorrenza, si ripropone il dilemma per il consulente (ex-promotore): convinco il cliente a rimanere o a seguire il gestore in uscita verso la nuova società di asset management? Difficile dare una risposta, anche perché, spesso, è una questione di intuito e di fiducia, oltre che di rapporti commerciali tra la mandante e le case prodotto. Tuttavia, alcuni studi possono esserci di aiuto.

Ad esempio, un recente sondaggio realizzato nel Regno Unito dalla compagnia assicurativa Aegon UK ha rivelato che 9 su 11 tra i fondi più popolari hanno continuato a battere i loro benchmark dopo la dipartita del gestore, suggerendo che spesso la migliore mossa è quella di restare. Ma una ricerca della Cass Business School assieme all'Università di Nicosia (Cipro), riportata da FTfm, condotta in un periodo che va dal 1997 al 2011 su 921 fondi comuni, ha portato a risultati di segno opposto: nei tre anni successivi all'uscita del gestore, che ha raggiunto i migliori risultati, in genere le performance hanno subito un significativo deterioramento. Dunque, meglio restare?

Dipende dai prodotti. L'analisi, infatti, ha dimostrato che a risentire dell'effetto "uscita" sono stati soprattutto i fondi azionari: nel periodo precedente il cambio, in media sovraperformavano il benchmark dello 0,61%. Subito dopo, invece, difficilmente riuscivano a battere l'indice di riferimento, rimanendo su tali livelli per i successivi 3 anni. Diverso il discorso per i fondi meno performanti, i quali, cambiando gestore, hanno registrato un deciso miglioramento dei rendimenti nei due anni successivi.

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