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3/24/2011 | Federico Leardini
LA CRISI DI LISBONA - Il voto del parlamento portoghese ha chiuso una delle pagine più difficili della recente storia di Lisbona.
Respinto il piano d'austerity proposto dal governo Socrates per contrastare la crisi del debito pubblico e respinto a casa, con ogni probabilità, lo stesso esecutivo.
Si apre ora una fase di transizione critica per il futuro del Paese, come confermato dal ministro delle finanze Fernando Texeira Dos Santos: "stiamo creando difficoltà aggiuntive a una situazione già di per se complessa, che rischia di fuggire al nostro controllo".
Che la crisi del debito portoghese sia difficilmente gestibile, rischiano di sperimentarlo, sulla propria pelle anche i leader dell'Eruozona, riuniti oggi a Bruxelles, con le dimissioni di Socrates a pendere come una spada di Damocle sulle negoziazioni per un accordo di finanziamento a scadenza, che mirerebbe a dare ossigeno alle periferie dell'Eurozona.
Ma, come detto, l'esito del voto portoghese di ieri rischia di far sprofondare nel caos, non solo Lisbona, quanto la stessa Bruxelles.
Secondo le prime indiscrezioni, infatti, si assisterà a un rinvio a giugno per la decisione riguardante l'aumento di fondi a disposizione dell'Efsf, il fondo temporaneo salvastati.
Immediato il riflesso sull'Euro della situazione d'incertezza politica continentale: secondo John J. Hardy di Saxo Bank "In presenza di una situazione politica tesa in Portogallo e con i rendimenti delle azioni irlandesi fuori controllo, il mercato ha finalmente deciso il pullback delle scommesse lunghe sull’euro. Con il Portogallo attualmente sull’orlo del caos e l’impasse delle negoziazioni tra Irlanda e alcuni altri paesi leader dell’UE sulle basse imposte sulle società, ci chiediamo in che modo il summit potrà contribuire a risolvere la situazione".
Un interrogativo che rischia di non aver risposta, quantomeno nelle prossime ore.
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